Home Attualità Nucleare, Giappone annuncia rimozione combustibile fuso Fukushima nel 2021

Nucleare, Giappone annuncia rimozione combustibile fuso Fukushima nel 2021

Nucleare. Il governo giapponese ha presentato la nuova versione del piano per la rimozione dei resti delle barre di combustibile fuso dal fondo delle vasche di contenimento presso i reattori danneggiati della centrale nucleare Fukushima Diichi, epicentro del disastro nucleare del 2011.

Questa fase che, secondo il calendario a medio-lungo termine rivisto dal governo giapponese inizierà nel 2021 presso il reattore n.2 della centrale, rappresenta la sfida tecnicamente più difficile dell’intero processo di bonifica del sito.

Il nuovo piano prevede anche la completa rimozione delle 4.741 barre di combustibile contenuti nelle vasche dei reattori da 1 a 6 della centrale entro l’anno 2031.

Questa nuova versione, la quinta, mantiene l’impianto generale che prevede la completa dismissione della centrale nucleare dai 30 ai 40 anni dopo il disastro del 2011.

Nucleare. Papa Francesco a Hiroshima: “Mai più il boato delle armi”

La scorsa settimana, il regolatore dell’energia nucleare del Giappone ha dato il via libera alla riaccensione del reattore n. 2 della centrale nucleare di Onagawa, nella prefettura di Miyagi.

Questo reattore era stato danneggiato dal terremoto e dallo tsunami del 2011 e da allora era rimasto inattivo, mentre il gestore della centrale – Tohoku Electric Power Co. – effettuava gli adeguamenti richiesti dagli accresciuti standard di sicurezza adottati dopo il disastro di Fukushima.

L’autorizzazione del regolatore nazionale al riavvio del reattore è arrivato proprio dopo l’aggiunta di una serie di sistemi anti-disastro, inclusa la realizzazione di una nuova barriera anti-tsunami, attualmente in fase di completamento.

Nucleare, presentato in Francia il primo reattore a fusione

L’Agenzia giapponese per la regolamentazione del nucleare aveva già approvato la riaccensione di un altro reattore danneggiato dal disastro del 2011, il n. 2 della centrale nucleare di Tokai.

Nelle scorse settimane inoltre, il ministero dell’Industria del Giappone ha espresso un parere favorevole allo sversamento nell’oceano dell’acqua contaminata accumulata per anni a Fukushima, sito del disastroso tsunami e del conseguente incidente nucleare verificatisi nel 2011.

Secondo il ministero, il rischio per la salute umana dato dallo scarico dell’acqua in mare sarebbe “significativamente ridotto”: secondo gli studi illustrati dal ministero, scaricare tutta l’acqua nell’oceano nel corso di un anno produrrebbe un livello di contaminazione radioattiva compresa tra 1-1.600mo e 1-40.000mo dei livelli cui le persone sono naturalmente esposte.

Secondo le stime delle autorità giapponesi, il livello di radiazioni vicine al sito dove verrebbe sversata l’acqua contaminata sia compreso tra 0,053 e 0,62 microsievert in mare, e attorno a 1,3 microsievert nell’atmosfera.

Ogni anno, l’uomo è esposto in media a circa 2,100 microsievert.

Il governo giapponese sta studiando da anni il versamento in mare dell’acqua drenata attorno alla centrale di Fukushima n.1, sottolineando la sicurezza dell’operazione, che però sconta la ferma opposizione di parte della politica e dell’opinione pubblica, oltre a quella della vicina Corea del Sud.

Nucleare, Russia pronta a costruire nuove centrali insieme alla Serbia

“Anche se non sono il ministro responsabile (della decisione), ritengo che non ci sia altra scelta se non quella di versare l’acqua (nell’oceano) e lasciare che venga diluita” –  ha dichiarato il ministro dell’Ambiente giapponese, Yoshiaki Harada, che nei mesi scorsi ha sollecitato il governo a decretare lo sversamento nell’Oceano Pacifico dell’acqua contaminata da bassi livelli di trizio radioattivo stoccata a Fukushima dopo il disastro che ha coinvolto la locale centrale nucleare, nel 2011.

L’acqua stoccata dopo il disastro di Fukushima, proveniente in parte dalle infiltrazioni di falda presso il sito della centrale nucleare, mantiene bassi livelli di contaminazione da trizio anche dopo i processi di bonifica cui viene sottoposta; il governo giapponese afferma però che il livello di contaminazione sia pressoché innocuo per gli esseri umani.

Va ricordato poi che, secondo l’ultima proiezione commissionata dalle autorità giapponesi, i silo per lo stoccaggio dell’acqua contaminata presso la centrale nucleare Fukushima n.1 esauriranno la loro capacità massima entro l’estate del 2022.

Nelle vicinanze della centrale di Fukushima n.1 sono state posizionati 960 serbatoi con una capacità complessiva di circa 1,15 milioni di tonnellate d’acqua, dove viene stivata l’acqua piovana e di faglia contaminata dagli isotopi radioattivi della centrale.

Nucleare, processo ai dirigenti di Fukushima: tutti assolti

Dopo il disastro del 2011, Tokyo ha valutato diverse soluzioni ma una commissione di esperti ha stabilito già nel 2016 che lo sversamento nell’oceano sia l’opzione più rapida e meno dispendiosa. Tale opzione si scontra però con l’opposizione delle comunità locali, che temono le potenziali conseguenze per l’industria locale della pesca, e del governo della Corea del Sud.

Il gestore della centrale nucleare Fukushima Daiichi, teatro del disastro di marzo 2011, fatica tuttora a far fronte al problema dell’acqua contaminata da sostanze radioattive presso i reattori danneggiati della centrale.

Come scrive il quotidiano “Asahi”, nonostante il premier giapponese, Shinzo Abe, avesse dichiarato il problema sotto controllo già sei anni fa (nel settembre 2013), circa 18mila tonnellate di acqua altamente contaminata restano accumulati all’interno degli edifici dei reattori e nei silo di stoccaggio attorno al sito.

Lo scorso giugno l’Autorità per la regolamentazione del nucleare giapponese (Nra) ha sollecitato Tepco a fornire risposte credibili, a fronte del mancato calo del livello di acqua contaminata alla base dell’edificio del reattore n.3.

Oltre all’acqua impiegata per raffreddare il reattore in occasione dell’incidente, nella struttura di è anche accumulata acqua di falda, a causa dei danni strutturali causati dal terremoto e dallo tsunami che hanno innescato il disastro del 2011.