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MILAN, NY TIMES: MR. LI, CHI E’ COSTUI? DUBBI SU SOLDI E PROPRIETA’

Cerimonia di presentazione di Yonghong Li come presidente del Milan, con dirigenti in giacca rossa e nera e magliette del club.

Roma.  Ancora ombre sulla proprietà della AC Milan. Una articolata  (e inquietante) inchiesta è stata pubblicata sulle pagine e sul sito on line del New York Times.

L’indagine mirava a capire chi realmente fosse Li Yonghong, ufficialmente presidente della società rossonera, e quale effettivamente sia il capitale di proprietà dell’imprenditore cinese.

Quando comprò nel maggio scorso la squadra milanese nessuno in Italia lo conosceva, così come nessuno in Cina. Non figurava nella lista dei più ricchi del paese e lo stesso valeva per la sua azienda di estrazione mineraria.

Ma i soldi li aveva, ben 750 milioni di euro, per prendersi il Milan e teoricamente per pagare il suo debito (di 250 milioni).

Da qui parte l’inchiesta del giornale newyorkese. Da dove provengono quei soldi?

Secondo i tre autori dell’inchiesta, i giornalisti Wee, Panja e McMorrow, l’azienda di cui Li Yonghong dice di essere a capo in realtà non è intestata a suo nome, anzi. E’ intestata ad una società (i cui uffici sono in totale stato di abbandono, e sul portone appare un cartello con avviso di sfratto per morosità)  che negli ultimi due anni ha avuto quattro proprietari che si sono passati dall’uno all’altro la quota di maggioranza, sempre per la stessa cifra: zero euro.

Un elemento che ha ovviamente mosso l’interesse della commissione di controllo del fisco cinese, anche perché mr. Li nel 2013 era stato già multato per 92.100 dollari per non aver dichiarato la cessione di rami di azienda per un capitale di circa 5,1 milioni di dollari. E ancora prima, ma nel 2004, l’azienda di famiglia, la Guandong Green River Company, si era associata con altre due società per truffare un gruppo di risparmiatori per circa 60 milioni di dollari, tanto che il padre e il fratello, sono ancora oggi in prigione.

Ma questa non è l’unica particolarità della storia poiché questi quattro signori hanno tutti lo stesso cognome: Li Shangbing, Li Shangsong, Li Qianru e Li Yalu.

Certo Li è comune in Cina come Rossi qui da noi, ma l’unico Li che non figura è proprio il presidente del Milan.

Fino a qui la storia poco importa ai tifosi milanisti. Il problema nasce dopo.

Il Mr. Li al momento dell’acquisto si è preso a carico il debito che il Milan aveva nei confronti della Elliott Management Corporation (regina degli hedge found, di proprietà del finanziere-cannibale Paul Elliot Singer che mise in ginocchio l’Argentina) e che nel frattempo è aumentato, la cui restituzione è fissata per ottobre 2018.

Per fare fronte a questo problema Li ha incaricato, proprio la scorsa settimana, la società londinese BGB Weston di trovare un soggetto disponibile a concedere un tempo più lungo per la restituzione del prestito. Pare l’abbia trovato nel fondo americano Highbridge Capital Corporation che rifinanzierà la Elliott Mang. Fond. e concederà al Milan 5 anni per la resa, con l’aggiunta di 50 milioni di interessi.

La domanda ora sorge spontanea. Se Li, come dimostrato dal New York Times non è il proprietario di quella compagnia di estrazione mineraria (di cui non si conosce nessuna miniera attiva), da dove prenderà i soldi per ripagare questi prestiti?

Insomma, sulla società rossonera venduta all’inizio dell’ anno da Silvio Berlusconi  continuano ad addensarsi nebbie e nubi.

Intanto questa sera (ore 20:45) il Milan affronterà il Napoli di Sarri in una insidiosa trasferta.

Ma mr. Li non ci sarà.