
I dati del Rapporto Aea 2021 presentano un quadro preoccupante per l’Italia che è maglia nera in Europa per morti da biossido d’azoto e seconda – dopo la Germania – per morti da polveri sottili.
L’Italia è il peggior Paese d’Europa in termini di decessi da biossido d’azoto. A dirlo è un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente che ha stilato la classifica dei Paesi dell’Unione europea dove è più probabile avere rischi per la salute per l’esposizione allo smog.
Il rapporto di quest’anno prende in considerazione i dati del 2019, quindi prima del lockdown del marzo 2020 che portò a un sensibile miglioramento della qualità dell’aria in molte zone italiane.
Secondo il Rapporto dell’Aea in Italia nel 2019 sarebbero morte 10.640 persone a causa della presenza di NO2 nell’aria. Il dato più alto in assoluto tra i 27 Paesi dell’Ue. E addirittura in aumento del 2 percento rispetto all’anno precedente.
Brescia e Bergamo le città europee con più morti per inquinamento PM2.5
Il dato è ancora più preoccupante se si considera che in tutta l’Unione europea i morti causati dall’NO2 sarebbero stati – secondo l’agenzia europea – 40.400. Dunque più di un quarto dei morti europei causati dall’inalazione di aria inquinata da biossido d’azoto sono italiani.
Migliora, invece, la situazione per quanto riguarda i rischi da particolato fine PM2,5. L’Italia risulta essere seconda dopo la Germania per numero di morti causati dalle polveri sottili. I decessi sarebbero stati 49.900, il 4 percento in meno rispetto all’anno precedente. In tutt’Europa le PM2.5 hanno causato nel 2019 oltre 200mila morti.
Cresce del 5% rispetto al 2018 il numero di morti in Italia da Ozono. L’esposizione acuta all’O3 ha causato 3170 morti in Italia su un totale di 16.800 decessi in Unione europea.
I dati presentati dall’Aea si riferiscono a tutto il Paese e non sono divisi per regioni. Ma è chiaro che la concentrazione maggiori di agenti inquinanti si trova nel nord Italia. A confermarlo sono i dati pubblicati dall’Instituto de Salud Global de Barcelona (ISGlobal) secondo cui Brescia e Bergamo sono le città europee con il maggior numero di morti causati dalle polveri sottili.
Al di là dei dati per niente confortanti del nostro Paese, a livello europeo i decessi per smog sono diminuiti del 16% rispetto al 2018 e del 33% con riferimento al 2005.
Un miglioramento tendenziale che però non può bastare. Secondo l’Aea, infatti, almeno il 58% dei decessi da PM2,5 in Ue si sarebbe potuto evitare se tutti gli Stati membri avessero raggiunto il nuovo parametro OMS per il PM2,5 di 5 µg/m3.
Soltanto in Italia, seguendo i parametri Oms, si sarebbero evitate almeno 32.200 morti da PM2,5.
Inquinamento atmosferico, il killer silenzioso chiamato PM 2.5
“E’ un dato drammatico e lo è ancor di più rispetto alle responsabilità di chi Governa, a partire dall’attuale Ministro alla Transizione Ecologica che sta conducendo una battaglia senza quartiere contro il piano FitFor55 dell’Europa contro il termico, non firmando, tra l’altro la proposta, avanzata a Glasgow di mettere al bando le auto a combustione entro il 2040 a livello globale ed entro il 2035 nei principali mercati. Questo accade mentre tutte le grandi industrie automobilistiche internazionali, da Peugeot a Citroën a Volkswagen, stanno lavorando da oltre 10 anni alla conversione verso l’auto elettrica”. Così, in una nota, i co-portavoce nazionali di Europa Verde, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, che argomentano: “A ciò si aggiunga che questo Governo prevede, nel PNRR, la sostituzione dei treni regionali e degli autobus, nel nostro Paese, solo nella misura del 10%, destinando una cifra irrisoria a quella che dovrebbe essere un’infrastruttura strategica per contrastare lo smog e tutelare la salute dei cittadini italiani. L’Italia avrebbe bisogno di un piano nazionale straordinario contro lo smog che parta proprio dal rafforzamento del trasporto pubblico, oggi lontanissimo dagli standard europei. L’Italia dispone di soli 223 chilometri totali di metropolitana, mentre la sola città di Madrid può contare su 290 chilometri di metropolitana”.
“La Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti, sostengono che, con le attuali politiche sul clima, l’Italia raggiungerà i target europei con 29 anni di ritardo, perdendo 424 miliardi di euro. Riteniamo inammissibile il silenzio delle istituzioni di fronte a notizie come quella diffusa dall’Agenzia europea dell’ambiente: è evidente la necessità di cambiare direzione, – concludono Bonelli ed Evi, – da qui ai prossimi anni, l’Italia ne ha un disperato bisogno”.