Il 30% degli acquisti online viene restituito, contribuendo fino a 24 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno.
Quanto incidono sull’ambiente solo i resi degli acquisti online dei capi di fast fashion? Le emissioni sono pari a quelle di 3 milioni automobili statunitensi ogni anno, come afferma un recente rapporto di CleanHub.
L a comodità dello shopping online continua ad attrarre i consumatori, con il 49% dei rivenditori che offre resi gratuiti. Ma il costo ecologico diventa sempre più evidente.
L’analisi ha rivelato che, in media, il 30% degli acquisti online viene restituito, contribuendo fino a 24 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno. Lo shopping online comporta quasi il triplo del tasso di reso degli acquisti in negozio, amplificando in modo significativo le emissioni e gli sprechi attraverso consegne e imballaggi aggiuntivi.
Il rapporto, inoltre, evidenzia che l’industria della moda è il principale contribuente ai resi, con i clienti che restituiscono fino al 40% degli acquisti di capi di abbigliamento online. In particolare, i consumatori statunitensi hanno identificato abbigliamento (26%), borse (19%), scarpe (18%) e accessori (13%) come gli articoli restituiti più frequentemente.
Nonostante il 66% dei consumatori esprima il desiderio di fare acquisti in modo più sostenibile, il rapporto sottolinea la necessità per le aziende di affinare i processi di reso per migliorare l’esperienza del cliente e mitigare l’impatto ambientale. Lo studio analizza l’impatto dei resi online attraverso il trasporto e la logistica, l’imballaggio eccessivo e l’eventuale smaltimento dei prodotti nelle discariche.
Le emissioni legate ai trasporti derivanti dai resi possono arrivare fino al 30% in più rispetto alla consegna iniziale, con i pacchi restituiti che spesso attraversano distanze internazionali. Lo shopping online genera 4,8 volte più rifiuti di imballaggio rispetto ai negozi fisici, con i prodotti restituiti che richiedono materiali aggiuntivi, aggravando ulteriormente i rifiuti di plastica, la maggior parte dei quali finisce nelle discariche.
Il tasso di reso continua a superare la crescita dei ricavi per il 91% delle aziende, affrontare le implicazioni ambientali ed economiche dei resi degli acquisti online diventa cruciale per gli sforzi di sostenibilità del settore della vendita al dettaglio.
L’industria della moda, afflitta dal “guardaroba” e dal fast fashion, deve affrontare sfide significative nella gestione dei resi, spesso ricorrendo allo smaltimento in discarica a causa degli elevati costi di rivendita e della degradata qualità dei materiali utilizzati nella produzione.
La rapida ascesa dei due rivenditori di e-commerce fast fashion, Shein e Temu, sta intasando il settore globale del trasporto aereo di merci. I due colossi cinesi insieme inviano quasi 600.000 pacchi negli Stati Uniti ogni giorno.
Il rapporto chiede uno sforzo collettivo sia da parte dei consumatori che delle imprese per ridurre l’impatto ambientale dei resi online. Strategie come migliorare la sostenibilità degli imballaggi, ottimizzare i processi di reso e incoraggiare i consumatori a prendere decisioni di acquisto più consapevoli vengono suggerite come modi per allinearsi alle crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità tra gli acquirenti.
L’industria della moda è una tra le più impattanti al mondo. Vi spieghiamo in questo speciale in che modo i nostri acquisti incidono sull’ambiente e come combattere il fenomeno della fast fashion.