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Shein, sanzioni contro il marchio di moda fast fashion. Come ha reagito il colosso cinese?

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Sanzioni significative per marchi di fast fashion come Shein entro il 2030. Il disegno di legge arriva dalla Francia. La risposta del brand. 

Il colosso cinese Shein è tra i principali responsabili della crescita del preoccupante fenomeno del fast fashion, con una media di oltre 7.200 nuovi modelli di abbigliamento ogni giorno e il mantenimento di un catalogo attivo di oltre 470.000 prodotti.

In che modo il brand è riuscito a conquistare i consumatori? Prezzi stracciati e capi alla moda. Peccato che dietro al basso costo dei capi venduti si nasconde un costo ben più alto, pagato dai lavoratori, come ci ha spiegato in un’intervista rilasciata per TeleAmbiente Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia.

Sempre secondo un’indagine condotta da Greenpeace Germania su 47 prodotti Shein acquistati in Italia, Austria, Germania, Spagna e Svizzera, “il 15% hanno fatto registrare, nelle analisi di laboratorio, quantità di sostanze chimiche pericolose superiori ai livelli consentiti dalle leggi europee”.

E se ciò non bastasse, Shein e Temu (altro colosso cinese specializzato in fast fashion) insieme inviano quasi 600.000 pacchi negli Stati Uniti ogni giorno, intasando il traffico aereo.

Alla luce di queste pratiche insostenibili, i parlamentari francesi hanno presentato un disegno di legge volto a imporre sanzioni finanziarie significative a marchi come Shein, noti proprio per il loro rapido turnover delle collezioni di abbigliamento.

Ad esporsi, in particolare, è stato Antoine Vermorel Marques, deputato francese del partito Repubblicano, che in un video pubblicato su Instagram e TikTok ha parlato proprio del brand Shein.


In cosa consiste il disegno di legge proposto dalla Francia e cosa ha risposto Shein

Nel tentativo di frenare la conseguente eccessiva spesa dei consumatori e il degrado ambientale, il disegno di legge suggerisce di imporre sanzioni fino a 10 euro per capo venduto o fino al 50% del prezzo di vendita del capo.

In risposta alle misure proposte, Sheinha dichiarato pubblicamente il proprio impegno per lo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale, affermando l’adesione alle migliori pratiche internazionali.

Nonostante queste affermazioni, i sostenitori del disegno di legge sostengono che la vastità delle operazioni di Shein e il suo impatto richiedono un’azione normativa rigorosa. Mentre il disegno di legge avanza attraverso l’esame parlamentare, la cui discussione è prevista nella seconda metà di marzo, questa proposta rappresenta un momento cruciale nel dibattito in corso sull’impronta ambientale della moda e sulla responsabilità dei principali attori del settore.

Il governo francese, guidato dal ministro dell’Ambiente Christophe Bechu, ha anche altri piani per ridurre drasticamente la diffusione di pratiche insostenibili nel settore della moda, come il divieto della pubblicità di tali aziende e l’introduzione di incentivi finanziari per rendere la moda sostenibile più accessibile.

Il percorso scelto dalla Francia potrebbe ispirare altre nazioni a seguire l’esempio, segnando un passo significativo verso l’armonizzazione delle attività economiche con la gestione ambientale.

Nel frattempo, anche lo Stato di Washington, insieme alla California e New York, ha deciso di promuovere un disegno di legge sulla regolamentazione e promozione della sostenibilità nel settore della moda, il Fashion Sustainability Accountability Act.

 
L’industria della moda è una tra le più impattanti al mondo. Vi spieghiamo in questo speciale in che modo i nostri acquisti incidono sull’ambiente e come combattere il fenomeno della fast fashion.