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Brasile, gli indigeni denunciano “un genocidio” nella Foresta amazzonica

Le tribù indigene hanno firmato un manifesto che sostiene che sia in corso “un genocidio, un etnocidio ed un ecocidio” nella Foresta amazzonica.

Le tribù indigene del Brasile si sono unite per fare un appello e salvare la Foresta amazzonica e i suoi abitanti da quello da quello che definiscono “il genocidio, l’etnocidio e l’ecocidio” pianificato dal Presidente Jair Bolsonaro.

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Il manifesto firmato venerdì, al termine di un meeting di quattro giorni nella riserva Xingu, sostiene che Bolsonaro stia minacciando la sopravvivenza degli indigeni con piani che permettano l’estrazione e l’allevamento nei loro territori protetti. “Il governo ci sta attaccando e vuole toglierci i nostri territori” si legge nel documento, che apre ad un anno di manifestazioni e al supporto di organizzazioni estere e degli attivisti. Bolsonaro ha promesso di incoraggiare lo sviluppo economico in Amazzonia per salvare le tribù dalla povertà e migliorare le condizioni di vita dei 30 milioni di brasiliani che vivono nell’area ma gli ambientalisti temono che il suo piano possa accelerare la distruzione della foresta pluviale, fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.

 

Non siamo disposti ad accettare l’estrazione, l’agricoltura, i falegnami, la pesca illegale, le dighe idroelettriche e tutti i progetti che possano avere un impatto diretto e irreversibile sulla foresta” si legge nel documento di quattro pagine.  L’incontro si è tenuto nel villaggio di Piaracu sul fiume Xingue ed è stato organizzato da Raoni Metuktire, il capo di 90 anni della tribù Kayapo, che si occupa di ambiente dagli anni Ottanta insieme al musicista Sting. Le tribù sostengono che il Brasile, durante la presidenza Bolsonaro, non sia riuscito a rispettare i diritti costituzionali di protezione delle terre indigene, arrestando le attività illegali e punendo gli invasori.

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Inoltre gli indigeni accusano il governo di essere responsabile per l’inquinamento dell’aria, del suolo e dei fiumi dovuto all’uso incontrollato di agenti chimici nei terreni vicino alle riserve. “Siamo stati convocati dal capo Raoni con lo scopo di unirci e denunciare il progetto politico del governo brasiliano di compiere un genocidio, un etnocidio ed un ecocidio” sostiene il manifesto. Bolsonaro si è rifiutato di commentare il manifesto.

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Funai, l’agenzia che si occupa della protezione dei popoli indigeni in Brasile, ha definito il meeting “un evento esclusivo” al quale non poteva fornire supporto in quanto non in linea con la politica del governo. L’agenzia è guidata Marcelo Xavier da Silva, un uomo molto vicino al Presidente. Il settore agricolo si è espanso nella regione dell’Amazzonia negli ultimi anni e gli agricoltori e le multinazionali sono entrati in conflitto con gli indigeni. Le invasioni dei territori indigeni sono aumentate dall’elezione di Bolsonaro e gli scontri e le violenze hanno portato alla morte di 8 indigeni in circostanze che la polizia non è stata ancora in grado di chiarificare.