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PD, MARTINA: “AL COLLE ASCOLTEREMO MATTARELLA, MA NON SAREMO STAMPELLA DELLA DESTRA”

Pd, Martina: “al Colle ascolteremo Mattarella, ma non saremo stampella della destra”. Confronto a distanza tra le forze politiche in vista delle consultazioni.

Domani infatti inizierà il primo giro di incontri al Quirinale per la formazione del nuovo Governo. Mercoledì toccherà ai neo presidenti Fico e Casellati, al’ex presidente Napolitano ed ai partiti minori. Giovedì invece sarà la volta di Pd, Lega, M5S e Forza Italia.

M5e e Lega intanto non recedono dalle loro posizioni, con Di Maio e Salvini che tornano a porre l’accento sui programmi.

Tra i due possibili convergenze su Russia e migranti; faccia a faccia ancora in stand by.

Cresce invece tra i dem la fronda governista.

“Non auspico il voto anticipato perchè penso che quando un Paese non è in grado di determinare stabilità è un problema” – afferma il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina – “non tifo, aggiunge, per un voto anticipato. Uno scenario del genere sancirebbe anche la sconfitta di chi ha prevalso il 4 marzo”.

Martina ribadisce poi che il Partito Democratico starà all’opposizione: “non penso che dobbiamo isolarci o metterci nel freezer, dobbiamo lavorare per ricostruire il nostro rapporto con il Paese e certamente dare battaglia in Parlamento. Se ci sarà la possibilità di costruire su alcuni punti fondamentali di proposta nostra intese o avanzamenti certo non dobbiamo sottrarci”.

Non esistono però possibilità di dialogo con la destra di Salvini. “Ci sono dei punti sostanziali di merito che fanno la differenza (come i dazi) – spiega il reggente dem – una prospettiva devastante”.

“Non posso immaginare che il partito democratico – aggiunge poi – faccia da stampella a governi che si prendono il lusso di abbozzare cose del genere”.

Quanto all’imminente incontro al Colle, “il Pd seguirà passo passo le consultazioni” – annuncia Martina – “e svilupperà fino in fondo la linea stabilita dalla direzione. Ma, soprattutto, dovrà iniziare a uscire dalle proprie sedi e provare a ricostruire un rapporto con il Paese. Più riusciremo a rafforzare il rapporto con i cittadini più si rafforzerà la nostra funzione in Parlamento”.

Al Presidente della Repubblica, verrà riferito quanto detto in Direzione, ovvero che “dopo la sconfitta grave, pesante”, il Pd dovrà lavorare con confrontarsi con gli altri su grandi temi che fanno la differenza per la prospettiva del Paese. Ma il tema vero, sarà quello di “rilanciare il progetto del Pd nell’attività parlamentare e fuori dalle istituzioni, lavorando per la riorganizzazione delle idee e del Pd sui territori”.

“Abbiamo un impegno, sancito unitariamente – conclude Martina – naturalmente ascolteremo Mattarella e capiremo se nelle settimane a venire ci saranno indicazioni. Non siamo insensibili al suo lavoro delicato. Le altre forze politiche ora devono esplicitare la prospettiva che intendono dare al Paese. Non posso ragionare sui se e sui ma. Dico che un partito come il nostro ascolta sempre il presidente della Repubblica, i suoi indirizzi e le sue indicazioni: continueremo a farlo”.

“Si parte dalla base che hanno scelto gli italiani il 4 marzo. La forza di maggioranza relativa è la coalizione di centrodestra. Le elezioni le abbiamo vinto noi, non i 5 Stelle” – dice invece dalle pagine de La Repubblica, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani.

Replica poi alla

“Forza Italia è Berlusconi. E senza Forza Italia non si fa alcun governo. Rappresentiamo il 14 per cento degli elettori, abbiamo 170 parlamentari e siamo il primo gruppo del centrodestra al Senato – spiega ancora Tajani, che al no di Luigi Di Maio ad incontrare Berlusconi replica: “questa conventio ad excludendum non è solo inaccettabile, non ha proprio senso. Non esistono leader di serie A e di serie B. Quattro milioni e mezzo di italiani hanno votato un simbolo con

scritto Berlusconi presidente. Perciò parlare con noi senza coinvolgere Berlusconi è un periodo ipotetico dell’irrealtà“.

Di conseguenza, “la presenza di Forza Italia in un esecutivo di centrodestra sostenuto da altre forze è garanzia di credibilità. E la Ue si aspetta da noi un governo stabile“.

“Non so ancora – aggiunge Tajani – se farò il coordinatore di Fi, ma sono a disposizione del partito. Non vogliamo un ritorno alle urne, ma la richiesta di Di Maio di fare il premier non esiste”.

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