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Plastica, milioni di microfibre finiscono negli oceani ogni volta che facciamo la lavatrice

Le microfibre dei capi d’abbigliamento rappresentano un grande problema per l’ecosistema oceanico, perché dal lavaggio in lavatrice finiscono in mare, dove vengono mangiate dagli organismi alla base della catena alimentare.

Il Dove Marine Laboratory dell’Università di Newcastle ha studiato per oltre 50 anni le acque del Mar del Nord, facendo luce sull’impatto del cambiamento dei microorganismi, dei livelli di nutrienti e del riscaldamento globale. Ma ora i ricercatori Max Kelly e Priscilla Carrillo-Barragan stanno utilizzando i campioni d’acqua raccolti per analizzare una crescente e invisibile minaccia che sta colpendo i nostri oceani: le microfibre di plastica.

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Le microplastiche rappresentano il 20% delle otto milioni di tonnellate di plastica che finiscono negli oceani ogni anno. Le più comuni sono le microfibre, provenienti per la maggior parte dai capi d’abbigliamento sintetici. “Gran parte del nostro lavoro si concentra sul poliestere, e il poliestere è la fibra sintetica più utilizzata nell’industria tessile. Quindi guardiamo a cosa accade quando laviamo i nostri vestiti, alle fibre di poliestere che si separano e tramite un lungo percorso arrivano negli oceani, dove vengono ingerite dagli animali. Ogni volta che facciamo la lavatrice, i nostri vestiti perdono milioni di microfibre. Sebbene gli impianti di trattamento delle acque reflue siano in grado di catturarne il 99%, il resto finisce nei fiumi, nei condotti d’acqua e infine negli oceani. Il percorso dalla lavatrice all’ambiente è piuttosto breve”.  Molta attenzione viene posta sull’impatto di buste, bottiglie di plastica e reti da pesca sulla fauna marina ma, nonostante queste rappresentino una minaccia per gli animali più grandi, sono le microplastiche a minacciare la vita alla base della catena alimentare.

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Secondo Carrillo-Barragan le fibre hanno impatto immediato sui microorganismi, su aspetti come nutrizione, riproduzione e sviluppo delle larve. Questo potrebbe colpire la salute dell’intero ecosistema: “Abbiamo scoperto che invece di mangiare quello di cui hanno bisogno ingeriscono plastica. E ora, che è quello che gli studi menzionano, non si sviluppano come dovrebbero. Se si pensa che questi microorganismi sono alla base della catena alimentare e che diventano cibo per le altre specie più grandi, anche queste non ottengono i nutrienti di cui hanno bisogno” . Alla radice del problema c’è l’industria tessile che secondo Kelly produce più di 40 milioni di tonnellate di prodotti sintetici l’anno: la grande maggioranza sono vestiti realizzati in poliestere, un materiale che ha molti benefici: “E’ un grande materiale per realizzare i vestiti. Viene utilizzato per lo sport e le attività all’aperto. Si asciuga molto bene ed è economico. Inoltre dura nel tempo ed è leggero, quindi è l’ideale in termini di abbigliamento. Tuttavia, la sua resistenza rende difficile la sua decomposizione“. I ricercatori britannici hanno lavorato con Proctor&Gamble, che tra le altre cose produce detergenti, per indagare sull’impatto delle abitudini  delle persone. Secondo lo studio un ciclo di lavaggio delicato può produrre 800,000 microfibre in più di uno normale.

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Neil Lant, ricercatore di Proctor&Gamble, sostiene che i lavaggi freddi e veloci possano aiutare le persone a ridurre la propria impronta di plastica. Inoltre, raccomanda di fare solamente dei carichi pieni utilizzando lavatrici ad alta efficienza. L’utilizzo di detergenti, ammorbidenti chimici e prodotti che rimuovono le macchie, come i coloranti rilasciati dai vestiti durante il lavaggio, possono tutti avere un impatto negativo sull’ambiente. Ma ridurre l’ammontare di vestiti che acquistiamo, oltre a ridurre la quantità di rifiuti tessili, porta anche a meno inquinamento da microfibre.  “Abbiamo scoperto che i nuovi vestiti perdono più microfibre rispetto ai vecchi. E abbiamo fatto 60 lavaggi per confermarlo. E’ molto importante perché ci dice che un altro modo per ridurre la perdita di fibre e l’ammontare di fibre rilasciate è quello di comprare meno vestiti. Può aiutare le persone a livello economico ed è buono per l’ambiente. Vincono tutti così. Ma è necessario un cambiamento a livello culturale“.