La Solvay di Spinetta Marengo può continuare a produrre C6O4, il Tar del Piemonte respinge il ricorso di Legambiente. Intanto, i PFAS continuano ad essere trovati nel sangue.
Il ricorso di Legambiente contro la produzione e l’utilizzo della sostanza chimica C6O4, appartenente alla famiglia dei PFAS, da parte dell’azienda Solvay è stato respinto dal Tar del Piemonte.
A confermarlo, una nota di Syensqo (Solvay), che spiega come il sito di Spinetta Marengo operi con un’autorizzazione legittima a produrre ed utilizzare questa sostanza chimica.
Il C6O4 è una sostanza perfluororata annoverata nei PFAS di nuova generazione, di cui non sono ancora presenti studi che evidenziano i rischi accertati e pienamente dimostrabili per la salute.
Questa sostanza però, è stata riscontrata anche nell’acqua potabile del torinese da Greenpeace. L’associazione ambientalista ha effettuato delle analisi in Piemonte, rilevando la presenza di“forever chemicals” nelle acque potabili di oltre 70 comuni, compreso il C604. Quest’ultimo è stato trovato soprattutto nelle acque potabili di Torino. Greenpeace Italia ha poi presentato quattro esposti alle Procure della Regione chiedendo di indagare “poiché i limiti attuali espongono a dosi pericolose di PFAS”.
C6O4, è pericoloso per la salute?
Il dott. Carlo Foresta, emerito dell’Università di Padova in Endocrinologia, ha affermato a L’Identità di: “avere la sensazione che siano ancora più pericolosi dei Pfas e che il cC6O4 per alcune condizioni crea più problemi dei Pfoa”. Come già accennato, al momento non ci sono evidenze di rischi per la salute in merito a questa sostanza
Intanto, il bio-monitoraggio avviato dalla Regione su 127 residenti di Spinetta ha rilevato che il 10% delle persone presenta nel sangue valori di PFAS sopra la soglia di attenzione fissata dalla National Academies of Sciences a 20 nanogrammi al millilitro. Una percentuale che arriva al 30% se a questi si aggiungono gli ADV (miscela di congeneri che non ha limiti fissati).
Dati che la Regione ha definito “tranquillizzanti” ma che al momento non sono stati diffusi integralmente e non sono in possesso neanche degli enti locali. Solvay dunque continuerà a produrre e la notizia arriva subito dopo il ritrovamento della schiuma nelle acque del Bormida e del raddoppio dei valori da gennaio a marzo nelle acque dei pozzi dell’azienda.