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Guerra in Ucraina, l’Italia apre le porte ai profughi e ai loro animali domestici

Cani, gatti e altri animali che gli ucraini portano con loro scappando dalla guerra saranno accettati dal nostro Paese che si allinea a a Romania, Polonia, Ungheria e Slovacchia. 

I profughi in fuga dall’Ucraina che saranno ospitati dall’Italia potranno portare con sé cani, gatti e altri animali domestici. Non è una decisione ovvia, se si considera che l’attuale normativa dell’Unione europea sulla movimentazione degli animali lo vieterebbe.

Il ministro della salute Roberto Speranza, dunque, con la deroga alla legge europea ha voluto dimostrare vicinanza a chi, scappando dai carrarmati e dalle bombe russe, non ha voluto lasciare soli i propri animali.

Si tratta di una decisione che allinea il nostro Paese a Romania, Polonia, Ungheria e Slovacchia che avevano preso una decisione analoga nelle scorse ore.

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Perché è l’Europa vieta l’ingresso degli animali dei profughi

La regola europea che non permetteva l’ingresso di animali da compagnia dall’Ucraina è stata pensata dalla Commissione europea per tempi di pace e per evitare che l’ingresso di animali da Paesi extraeuropei potesse comportare l’ingresso di malattie e parassiti. 

Ma la stessa Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, considerato ciò che sta accadendo in Ucraina, ha evidenziato che gli Stati membri possono autorizzare preventivamente, su richiesta dei proprietari, i movimenti non commerciali nel loro territorio di animali da compagnia.

“Ringraziamo il ministro Speranza per aver adottato questa misura tanto attesa da chi, come la nostra associazione, è pronta ad accogliere in Italia gli animali costretti a fuggire dall’Ucraina assieme alla propria famiglia”, ha dichiarato il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.

“Le leghe-membro di Oipa International, con le quali siamo in costante contatto, ci descrivono una situazione tragica anche per i rifugi nelle città sotto attacco. Come Oipa continuiamo la nostra raccolta di aiuti anche per gli animali senza famiglia”, conclude Comparotto.

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