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Urban Sequoia, i grattacieli del futuro potrebbero assorbire più CO2 di quella emessa

Si chiama Urban Sequoia ed è un progetto architettonico rivoluzionario. L’idea alla base è quella di creare grattacieli in grado di assorbire più CO2 di quella emessa.

Si chiama Urban Sequoia ed è un progetto architettonico rivoluzionario, presentato dal collettivo internazionale Skidmore, Owings & Merrill (Som) alla Cop26 di Glasgow. L’idea alla base è quella di creare grattacieli che siano in grado di assorbire più CO2 di quella emessa. Secondo gli architetti autori di un progetto così visionario, l’accento va posto sulle grandi aree urbane, le principali fonti di emissione di diossido di carbonio e responsabili di circa un terzo dei gas serra emessi nell’atmosfera.

 

Con la crescita costante della popolazione mondiale, questa tendenza rischia seriamente di accentuarsi e secondo Som l’unico modo per risolvere il problema è cambiare il modo in cui i grandi edifici, come i grattacieli, vengono realizzati. L’idea riguarda in primis i materiali da usare, in grado di assorbire il carbonio, ma non solo. Nei grattacieli ci sarebbero anche aree riservate alla coltivazione di piante e alghe in grado sia di assorbire la CO2, sia di fornire biocombustibili per alimentare gli edifici. Inoltre, anche lo stesso design dei grattacieli potrebbe essere realizzato per creare una sorta di ‘effetto camino’, rendendo gli edifici più capaci di assorbire la CO2.

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Il design immaginato è il seguente: nella parte centrale degli edifici verrebbero installati dispositivi in grado di assorbire 24 ore al giorno la CO2. Un progetto simile prevede una durata dell’edificio di circa 60 anni, durante i quali si stima un assorbimento di carbonio quattro volte superiore a quello emesso. Il carbonio estratto potrebbe poi essere utilizzato come materiale per la realizzazione di arredi urbani. Gli stessi tecnici di Som stimano anche che se tutti i nuovi edifici fossero realizzati con questa tecnologia, le emissioni di gas serra causate dalle grandi aree metropolitana potrebbero essere ridotte di circa 1,6 miliardi di tonnellate all’anno.