Rifiuti. 11 persone, tutte operanti nel settore dei rifiuti sono state arrestate dai Carabinieri Forestali dei gruppi di Milano, Lodi, Pavia, Napoli, Reggio Calabria e Catanzano, su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Milano.
“Un’operazione importantissima: Nord e Sud uniti per smantellare un gruppo di criminali che riempivano di rifiuti del Sud i capannoni del Nord” – ha commentato il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
L’attività consisteva nel riempire di rifiuti illeciti capannoni abbandonati nel Nord Italia e seppellirne altri in una cava dismessa in Calabria.
Il traffico illecito di rifiuti si conferma uno dei più floridi business della criminalità e l’ultima indagine restituisce la fotografia di un’Italia solcata da Sud a Nord dai ‘conferimenti’ irregolari di migliaia di tonnellate di immondizia e rifiuti speciali, “oro” pronto da monetizzare grazie a imprenditori in scacco, prestanome, e carte di credito prepagate, in un mix di intimidazioni, aggressioni finanziarie, consulenze compiacenti, roghi e discariche.
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I rifiuti finivano al Nord a Como, (in località La Guzza), a Varedo (Monza e Brianza) nell’area ex Snia, a Gessate e Cinisello Balsamo (Milano), per un ammontare di circa 60 mila tonnellate accertate.
Quando questi erano al collasso (su tutto il settore incombe il divieto di import della Cina, che ha sconvolto il mercato) i rifiuti finivano al Sud, in una cava a Gizzeria (Catanzaro) e alla Cava Parsi a Lamezia Terme, in modo così incurante di ogni regola da causare “la devastazione di un intero territorio”.
Complessivamente, nel corso dell’indagine, sono state sequestrate 14mila tonnellate di rifiuti, che solo nel 2018 “hanno fruttato 1 milione e 400 mila euro”.
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Il principale indagato è Angelo Romanello, 35 anni, originario di Siderno (Reggio Calabria), definito il “dominus del sodalizio”, catturato a casa sua, a Erba (Como).
Con lui è finito in carcere Maurizio Bova, di 41 anni, originario di Locri.
Per gli altri nove sono stati chiesti i domiciliari.
Tra di loro anche una consulente ambientale, iscritta all’albo in Lombardia.
Tra le aziende in cui sono stati conferiti irregolarmente i rifiuti, c’è anche la Ipb di Via Chiasserini a Milano.
Si tratta del capannone che fu oggetto di un rogo doloso divampato il 14 ottobre 2018 per il quale sono stati effettuati 15 arresti da parte della Polizia di Stato.
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“Incendi e stoccaggio illecito di rifiuti in capannoni abbandonati sono due fenomeni legati, due diverse modalità per gestire illegalmente rifiuti che non trovano uno sbocco sul mercato – ha dichiarato il presidente della Commissione Ecomafie, Stefano Vignaroli – e dato che le fiamme creano allarme sociale e attenzione delle forze di polizia, negli ultimi tempi sempre più spesso il crimine opta per il riempimento dei capannoni. Il lavoro degli inquirenti ha fatto emergere anche la presenza in questi traffici di soggetti contigui alla ‘ndrangheta: un elemento che dimostra come anche la criminalità organizzata abbia fiutato il business e stia sfruttando la mancanza di sbocchi dei rifiuti come una grande occasione di guadagno”.
“Questi temi – ha aggiunto Vignaroli – sono all’attenzione della Commissione, che dopo la relazione della scorsa legislatura sta continuando a lavorare sugli incendi negli impianti di trattamento e stoccaggio di rifiuti. L’operazione di Carabinieri e Dda ha fatto emergere anche lo smaltimento illecito di rifiuti in due cave della Calabria: sulla regione stiamo già svolgendo un’inchiesta territoriale e ci occuperemo di queste e molte altre discariche abusive”.
“Le soluzioni per contrastare questi fenomeni ci sono e sono percorribili – ha concluso il presidente – sicuramente bisogna puntare su azioni di controllo e contrasto, a cui vanno associate iniziative di riduzione dei rifiuti e di promozione del riciclo per quei rifiuti che ancora non hanno alternative allo smaltimento e che oggi vengono in molti casi gestiti illecitamente, come dimostra l’operazione di questa mattina”.