
Caso Diamanti. Non accenna a sgonfiarsi il caso della vendita dei diamanti agli sportelli delle banche come forma di investimento.
Una vicenda che ha portato la Procura di Milano ad avviare un’indagine ed il sequestro preventivo di 700 milioni di euro.
Coinvolte, oltre il Banco Bpm anche Mps, Intesa Sanpaolo ed Unicredit.
“Rimborsate tutto e subito”, è à l’invito rivolto ai vertici del Gruppo Bpm dalle organizzazioni sindacali Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.
Due le direttive alla base dell’operato di Giuseppe Castagna, Amministratore Delegato di Banco Bpm: il ritorno all’utile ‘ragguardevole’ nel 2019 ed una possibile aggregazione con le banche ‘vicine’ territorialmente all’istituto lombardo-veneto.
Per ora resta fuori ‘l’opzione Montepaschi’, mentre sul tavolo ci sono ancora le ipotesi di una fusione con Ubi (già tentata nel 2016 in alternativa a Banco Popolare) oppure una fusione con Bper.
Sfumate invece fusioni con realtà più piccole come Credito Valtellinese (Creval).
“Fondersi con Mps creerebbe una ripetizione di Intesa Sanpaolo e Unicredit con una rete omogeneamente sparsa su tutto il territorio nazionale – ha spiegato Castagna – mentre oggettivamente guardiamo a banche che sono più vicine ai nostri territori di elezione, dato che la nostra strategia è stata di rafforzarci molto ed essere molto forti nelle zone più ricche, produttive e imprenditoriali del Paese”.
Per Castagna, “parlare del risiko è anche un modo per voltare pagina dallo scandalo dei diamanti da investimento venduti alla clientela, scandalo che ha portato a un’inchiesta a Milano, alla sospensione del direttore generale Mauro Faroni e a richieste di risarcimento da parte di 18.430 clienti, ad oggi, per oltre 430 milioni di euro. Stiamo rimborsando il 100% – conclude – ma per farlo occorre stimare il valore delle pietre e distinguere il piccolo risparmiatore dell’investitore avveduto”.
I numeri del “Caso Diamanti”:
Le principali banche italiane hanno fatto accordi commerciali con le tre società attive nella vendita di diamanti:
- DPI – Diamond Private Investment(Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, 50 banche di credito cooperativo, Widiba…)
- IDB – Intermarket Diamond Business(Unicredit, Banco Popolare, Carige, Banca popolare di Bari)
- DLB – Diamond Love Bond (Ubi Banca)
IDB (Intermarket Diamond Business) vendeva diamanti tramite Unicredit e Banco Bpm; la sua pratica scorretta è andata avanti dall’inizio del 2011 fino al 1 marzo 2017 (data in cui IDB ha smesso di vendere diamanti): multa per IDB di 2 milioni di euro + per Unicredit 4 milioni di euro + per Banco Bpm 3,35 milioni di euro.
DPI (Diamond Private Investment) che vendeva diamanti tramite Intesa San Paolo (da inizio ottobre 2015 ed è ancora in corso) e Monte dei Paschi di Siena (da maggio 2012 fino a febbraio 2017).
Pratica scorretta realizzata da DPI dall’inizio del 2011, tuttora in corso.
La sanzione per DPI è di 1 milione di euro, mentre Intesa San Paolo è stata sanzionata per 3 milioni di euro e Monte dei Paschi di Siena per 2 milioni di euro.