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Ministero della Transizione Ecologica, definite le nuove competenze

Transizione Ecologica. Al nuovo Ministero della Transizione Ecologica, la cui sigla sarà Mite, “sono trasferite le funzioni esercitate dal ministero dello Sviluppo economico in materia di politica energetica, ferme restando le competenze in materia di liberalizzazione e concorrenza dei mercati e sicurezza degli approvvigionamenti di energia”.

È quanto prevede la bozza di decreto con le disposizioni per il riordino delle attribuzioni dei Ministeri di cui si è discusso nel pre Cdm che si è tenuto oggi a Palazzo Chigi.

Per questa ragione, passano al Mite due direzioni del Mise:

  • la Direzione generale per le infrastrutture e la sicurezza dei sistemi energetici e geominerari
  • la Direzione generale per l’approvvigionamento, l’efficienza e la competitività energetica

I criteri alla base del trasferimento delle competenze sono “le 5 dimensioni del PNIEC – Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, stabilite in ambito comunitario”.

Secondo la relazione illustrativa diffusa, “si ritiene ottimale trasferire al Mite tutte le competenze del Mise su rinnovabilidecarbonizzazioneefficienza energetica, ricerca e nuove tecnologie energetiche cleanmobilità sostenibile, piano idrogeno e strategie di settore, decommissioning nuclearetransizione sostenibile delle attività di ricerca e produzione di idrocarburi”.

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Resteranno invece al Ministero dello Sviluppo Economico, guidato da Giancarlo Giorgetti, “solo quelle competenze direttamente connesse ad ambiti dell’economia italiana affidati alle più generali competenze del Mise, in cui è prevalente l’interesse pubblico in materia di concorrenza e mercato e quelle di sicurezza fisica delle forniture di energia”.

In sintesi, il nuovo dicastero guidato da Roberto Cingolani, dovrebbe avere la responsabilità su “tutte le misure di politica attiva e le relative dotazioni economiche a favore della transizione energetica, mentre rimarrebbe in capo al Mise l’attività di tipo normativo e regolamentare relativa alla sicurezza e alla tutela del mercato e alcune misure di politica industriale direttamente connesse alla tutela del rischio di deindustrializzazione e delocalizzazione di comparti produttivi dove il costo dell’energia ha un ruolo rilevante. Tra essi, l’industria siderurgica (dunque il dossier Ilva, ndr), la produzione di cementovetro, l’alluminio, ceramicacartachimica, che oggi richiedono una gestione per mantenerne la competitività nel quadro della transizione energetica”.

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Passerebbe poi al Ministero della Transizione Ecologica, la vigilanza su Enea, Sogin e Gse mentre resterebbe in capo al Ministero dello Sviluppo Economico quella su Gme (che gestisce le piattaforme informatiche di scambio di energia) e su Acquirente Unico (che gestisce i servizi di tutela dei consumatori e le scorte petrolifere di sicurezza da utilizzare in caso di emergenza).

Il neo-ministro Roberto Cingolani avrà anche la guida di un Comitato interministeriale per coordinare le attività degli altri dicasteri che hanno ricadute sulla transizione ecologica: “la fiscalità energetica, le politiche dei trasporti e di gestione del territorio – si legge nella bozza del decreto – che verosimilmente non saranno tutte assorbite dal MITE”.

Infine, su 19 posti di dirigente più due di direttore generale, ne risulterebbero trasferiti al Mite 15 e il resto rimarrebbe al Mise.