“Il volto umano dei cambiamenti climatici”. Chi sono i migranti ambientali?

A Rapporto Mondo su TeleAmbiente, la dottoressa Maria Marano illustra i dati e le criticità legate alle migrazioni ambientali: chi scappa dagli eventi meteo estremi causati dalla crisi climatica

Di migranti e migrazioni si parla in questi giorni in Europa dopo l’accordo siglato al Consiglio dell’Ue sulla gestione europea dei flussi migratori.

Flussi destinati, probabilmente, ad aumentare da qui ai prossimi decenni. Di sicuro oltre alle storiche motivazioni che spingono uomini e donne a decidere di abbandonare i propri Paesi – povertà, guerra, persecuzioni o semplicemente l’impossibilità di vivere una vita dignitosa – se ne sta aggiungendo un altro: i cambiamenti climatici. O meglio, gli eventi meteo estremi causati dai cambiamenti climatici come le alluvioni e la siccità.

Una questione tutt’altro che nuova. Ad essere nuovi sono i motivi alla base di ciò che accade, come ha spiegato a Rapporto Mondo Maria Marano dell’Associazione A Sud  e autrice del capitolo sulle migrazioni ambientali dei Dossier Immigrazione dell’Idos.

I migranti ambientali e climatici sono sempre esistiti, hanno fatto la storia dell’umanità. Ciò che è diverso rispetto al passato è che oggi è la mano dell’Uomo ad aver alterato pericolosamente e in maniera rapida quelli che sono gli equilibri del nostro pianeta”, spiega la dottoressa Marano nell’intervista a Rapporto Mondo. 

Ma non bisogna aspettare il futuro per vedere attuarsi le migrazioni climatiche. “I migranti ambientali sono già una realtà – spiega l’esperta -, sono il volto umano del cambiamento climatico. Che si traduce in desertificazione in Africa o nelle alluvioni in Bangladesh o ancora nell’innalzamento del livello del mare nelle piccole isole del Pacifico”. 

Ma in futuro la questione diventerà sempre più importante. A dirlo sono i numeri. “L’IPCC, cioè il panel di scienziati dell’ONU che studia i cambiamenti climatici e i suoi effetti, ci dice che oggi circa il 40% della popolazione mondiale vive in aree fortemente a rischio. Parliamo principalmente di persone e di comunità che si trovano nelle realtà più povere del mondo”. Persone, insomma, che nei prossimi decenni potrebbero decidere di fuggire dalla precarietà di una vita condizionata da siccità e alluvioni per trovare rifugio in altre parti del mondo. 

L’INTERVISTA INTEGRALE A MARIA MARANO