Il frutto dell’Ensete potrebbe rappresentare un’alternativa a riso grano e mais, alimenti in costante diminuzione a causa dei cambiamenti climatici.
La pianta, che cresce nel sud dell’Etiopia, è detta anche “falso banano” proprio perché i suoi frutti assomigliano alla banana. Infatti sono parenti: entrambe le piante appartengono alla famiglia delle Musacee.
In #Etiopia c’è una pianta che potrebbe sfamare oltre 100 milioni di persone: si chiama ensete, o falso banano (Ensete ventricosum), ed è praticamente sconosciuta al di fuori del Paese africano.https://t.co/dqLS3GMnfZ pic.twitter.com/IWoFaqbgIV
— Focus (@Focus_it) February 8, 2022
L’Ensete, che per anni ha costituito una delle principali colture dell’Etiopia, al di fuori dello stato africano è praticamente sconosciuta, ma una ricerca pubblicata sull’Environmental Research Letters ha approfondito le possibilità di espansione delle sue colture, vista la sua elevata produttività che consente di fornire un alimento a base di amido a circa 20 milioni di persone.
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Quale parte di questa pianta è commestibile?
Al contrario della banana, dell’ensete si consuma la radice, non il frutto. Gli steli e le radici della pianta, dopo la raccolta vengono lavorati per estrarre l’amido, che verrà poi fermentato ed utilizzato per preparazioni come pane e porridge.
Il Bulla ad esempio, è uno degli alimenti derivati dal falso banano. Si ottiene dalla lavorazione del kocho, una pasta ottenuta dagli pseudo-steli e dalle foglie dell’Ensete raschiate, fermentate e poi cotte a vapore in una sorta di piadina. Dalla raschiatura e dalla polpa, si ottiene la Bulla, una polvere bianca che si conserva per anni e che può essere utilizzata con acqua per ottenere polenta, gnocchi, frittelle e persino una bevanda!
Foto copertina @Focus