Vino dealcolato, boom di vendite ma l’Italia resta indietro

Cresce il mercato dei vini dealcolati, + 6% in Germania e +16% negli Stati Uniti. Da oltreoceano parte la tendenza che sembra destinata a invadere anche il mercato europeo e italiano.

Complici le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla cancerogenicità dell‘etanolo, principale componente del vino, aumentano i consumatori che non vogliono rinunciare al vino ma senza correre i rischi legati al consumo di alcol.

I dati sono stati presentati a Vinitaly dall’Osservatorio Federvini. In Italia esistono ostacoli normativi alla diffusione del prodotto senza alcol, tanto che i produttori si rivolgono all’estero per fabbricare vino dealcolato.

Nel nostro Paese solo il 5% degli intervistati dichiara di avere provato i vini senza alcol, mentre il 33% afferma di essere disposto a provare vini a bassa gradazione o dealcoalti.

In questo quadro hanno suscitato polemiche le parole del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che ha invitato a non chiamare vino il prodotto dealcolato: il rischio, secondo il ministro è che “si vada ad abbassare il valore di un prodotto di eccellenza”. Dubbi vengono sollevati anche sulla sostenibilità di un prodotto che necessità di molta acqua nel processo di produzione.

Chiedono invece regole chiare gli imprenditori che puntano sui dealcolati e sostengono che questa fetta di mercato non possa essere regalata ai competitori esteri anche perché non toglie nulla al vino tradizionale.