Il consumo è aumentato, ma al tempo stesso le emissioni e l’utilizzo di energia e acqua sono diminuiti.
Se il consumo di surgelati, in Italia, è aumentato di oltre il 10% negli ultimi tre anni, le emissioni di CO2 di tutto il settore è stato ridotto del 10%. E al tempo stesso, l’uso di acqua è calato del 4% e l’utilizzo di energia (elettrica e termica) è diminuito del 2%. Una buona notizia, che dimostra come il settore abbia da anni adottato sforzi per limitare il proprio impatto ambientale, e certificata dal rapporto dell’Istituto italiano alimenti surgelati (Iias) e dss+, che ha raccolto i dati di 13 stabilimenti che rappresentano l’80% circa del consumo annuo di surgelati in Italia.
Il risparmio di energia e acqua
Il merito di questi buoni risultati, come riporta anche La Repubblica, è degli investimenti in innovazione tecnologica ed efficientamento dei processi produttivi. “Ci siamo impegnati a ridurre i consumi di energia per tonnellata di prodotto e a utilizzare fonti energetiche più sostenibili, a cominciare dalle rinnovabili” – spiega Giorgio Donegani, presidente dell’Iias – “C’è poi l’acqua, una risorsa preziosa. L’attenzione a un uso responsabile e sostenibile coinvolge l’intera filiera e ne sono un esempio le tecniche di lavaggio in controcorrente. in maniera cioè che sia massimamente pulita nell’ultima vasca, per il lavaggio finale, e riutilizzata per i lavaggi iniziali. Questa strategia di efficientamento dei consumi di acqua ne consente risparmi significativi“.
Le altre tecniche virtuose
Per limitare gli sprechi, le aziende del settore dei surgelati hanno sviluppato poi altre idee virtuose. Come l’uso di prodotti esteticamente imperfetti, ma in possesso di tutte le qualità per il consumo, nella preparazione di prodotti che richiedono elaborazione, come le patate fritte.
Ci sono poi altri processi tecnologici come la tecnica IQF che prevede il congelamento individuale dei singoli componenti di una confezione, che consentono lo scongelamento solo della porzione desiderata.