“Un olio che il consumatore paga come un extravergine ma che extravergine non è”. Il direttore della rivista Il Salvagente spiega a TeleAmbiente perchè volevano censurare il nuovo test della rivista.
Si torna a parlare di olio extravergine d’oliva sugli scaffali di supermercati e discount con un nuovo test della rivista Il Salvagente. Su 20 campioni analizzati in 11 bottiglie è stato trovato del semplice olio vergine.
La prova organolettica del panel test su più della metà dei lotti analizzati, obbligatoria per legge per classificare un olio e commissionata dal Salvagente alla struttura accreditata dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma, è risultata bocciata. Lo stesso lotto è stato sottoposto ad una seconda. Il risultato? In 11 casi su 11 è stata confermata la presenza di difetti e quindi il declassamento del prodotto.
Questo nuovo test conferma i risultati del passato e il Salvagente ci tiene a specificare che non si tratta di un problema per la nostra salute, ma per le nostre tasche. “In media in un caso su due chi si rivolge a uno scaffale dei supermercati rischia di acquistare quello che non voleva. Pagandolo però un 20-30% di più“, come si legge in un articolo pubblicato sul Salvagente.
L’uscita di questo test è stata preceduta dalla richiesta del Codacons all’Antitrust di “inibire la pubblicazione” del nuovo numero perché altererebbe il mercato e la concorrenza, come spiega a TeleAmbiente Riccardo Quintili, direttore della rivista Il Salvagente.
“Qualcuno voleva che il numero di giugno del giornale non uscisse, hanno provato ad invocare una censura che ovviamente non abbiamo rispettato. Perchè? Questo è il terzo dei test che abbiamo condotto in 8 anni sull’olio extravergine d’oliva. – afferma il direttore della rivista – Trattandosi di grandi aziende capiamo bene quale tipo di agitazione può aver colto il mercato. Ma quello che non capiamo è perchè, a distanza di 8 anni, di analisi che hanno fatto il giro del mondo e che hanno provocato anche inchieste della magistratura, siamo allo stesso punto, quello di partenza, ovvero una roulette russa in cui il consumatore si trova a scegliere un prodotto senza la certezza che sia quanto dichiara in etichetta”.
Alcune delle aziende coinvolte hanno risposto difendendosi e sostenendo che il lotto analizzato risultava extravergine una volta imbottigliato, altre hanno messo in dubbio il modo in cui è stato condotto il campionamento. Non sono mancate le diffide legali. La tutela dei consumatori è però al primo posto e il lavoro del Salvagente da anni punta proprio su questo: raccontare la verità affiancata da test e valutazioni fatte da esperti.