Metano, emissioni in aumento nel 2023. L’Aie: “In gran parte evitabili”

Il rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sulle emissioni derivanti dalla produzione di energia da petrolio, gas e carbone: “Le soluzioni a questo problema sono a portata di mano e convenienti”.

Emissioni di metano in aumento nel 2023. Lo conferma l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), che le definisce anche evitabili, almeno in gran parte, perché le soluzioni a questo combustibile fossile sono facilmente accessibili. Come spiega l’Aie, nel 2023 la produzione di energia da petrolio, gas e carbone ha portato ad un lieve aumento, rispetto al 2022, delle emissioni di metano. Raggiunti livelli quasi pari al record del 2019. Tra gli altri settori responsabili delle emissioni troviamo anche la bioenergia, come ad esempio il legno bruciato per cucinare. Una grande porzione delle emissioni, però, è dovuta alle perdite.

Il metano, dopo la CO2, è il gas serra climalterante più impattante al mondo: la molecola può fuoriuscire da gasdotti, miniere di carbone e impianti di gas, ma anche da mucche, risaie e rifiuti. L’Aie certifica che il 60% delle 580 miloni di tonnellate di metano emesse ogni anno è attribuibile alle attività umane. Anche se ha una durata di vita più breve della CO2, il metano, sin dalla rivoluzione industriale, ha impattato per circa il 30% nel riscaldamento globale. Per cercare di raggiungere il limite di 1,5°C stabilito dall’Accordo di Parigi, occorre ridurne le emissioni del 75%, ma il mondo appare ancora lontanissimo da questo obiettivo.

Tim Gould, capo economista dell’Aie, ha spiegato che ridurre le emissioni di metano del 75% costerebbe all’industria dei combustibili fossili meno del 5% dei ricavi annui. Tra l’altro, circa due terzi del metano emesso dall’industria del fossile proviene da soli dieci Paesi al mondo: il podio è occupato dalla Cina, stabilmente al primo posto davanti a Stati Uniti e Russia. L’Aie rimane ottimista soprattutto alla luce degli impegni assunti dai vari Paesi alla Cop28 di Dubai e di decine di compagnie petrolifere nelle loro politiche industriali, che potrebbero portare ad un rapido declino. Tuttavia, mancano piani precisi e dettagliati di riduzione delle emissioni, e la vaghezza degli impegni potrebbe influire non poco sul risultato finale.

Ad ogni modo, l’Aie rimane ottimista. Secondo Tim Gould, il 2024 potrebbe essere l’anno della svolta grazie agli impegni politici, alla trasparenza delle aziende e alla consapevolezza del problema. Senza contare la disponibilità di tecnologie all’avanguardia tra cui i satelliti MethaneSAT, che monitorano le perdite di metano.