
Mare. Ridurre gli effetti dell’innalzamento del mare sulle attività economiche nei porti e nel settore turistico-balneare in Italia.
È l’obiettivo del protocollo d’intesa sottoscritto da Confcommercio ed Enea.
L’accordo, siglato a Roma dai presidenti di Enea, Federico Testa, e di Confcommercio, Carlo Sangalli, nell’ambito del convegno “Pericolo Mediterraneo per l’economia del mare”, prevede un’ampia collaborazione in altri settori, come l’uso efficiente delle risorse, il recupero dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e la riqualificazione energetica.
Ma la collaborazione tra Enea e Confcommercio, oltre all’impatto sulle attività turistico-balneari, prevede anche lo studio del rischio inondazione sui 21 principali porti commerciali italiani.
Entro il 2100, il livello del mare nei principali porti italiani dovrebbe aumentare di circa 1 metro, con picchi a Venezia (+ 1,06 metri) e a Napoli (+1,04 m).
“Ma – sottolinea Fabrizio Antonioli, geomorfologo del laboratorio Enea di “Modellistica climatica e impatti” – secondo le nostre stime, l’effetto è destinato ad amplificarsi a causa dello storm surge, un mix di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che può determinare un ulteriore aumento del livello del mare di circa 1 metro”.
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“Gli studi sul cambiamento climatico abbinati a un nuovo modello climatico elaborato dall’Enea – aggiunge – permetteranno di ottenere per ogni singolo porto mappe del rischio dettagliate e a breve termine, in modo da individuare gli interventi da mettere in campo per preservare l’infrastruttura stessa e le attività commerciali e turistiche connesse”.
Secondo Luigi Merlo, Presidente Federlogistica-Conftrasporto, lo studio presentato da Enea (il primo a evidenziare gli effetti su città costiere e porti italiani dell’innalzamento del mare dovuto al cambiamento climatico), “consente di poter intervenire in modo mirato nella progettazione delle strutture dei 21 principali porti del nostro Paese, dove transitano ogni anno 12 milioni di crocieristi e 11 milioni di container”.
I porti italiani infatti, fanno parte di un sistema economico molto esteso (quella che chiamiamo “blue economy”), che conta circa 880mila occupati in 200mila imprese (il 3,2% del totale) tra pesca, cantieristica, trasporti marittimi e turismo.
Se si considera poi che ogni euro generato direttamente dal comparto ne attiva circa altri due sull’economia nazionale, si arriva a un valore aggiunto prodotto dall’intera filiera pari a 130 miliardi all’anno, circa il 10% del Pil italiano.
È per questo che oltre allo studio sui porti, l’Enea continuerà la mappatura dettagliata delle 40 zone costiere a rischio inondazione in Italia, dove sono presenti attività turistico-balneari, ferrovie, strade e autostrade, riserve naturali e città ad alta densità abitativa.
Di queste 40, Enea ha realizzato mappe ad alta definizione di 14 aree, con un’estensione totale di 5.686,4 km2, pari a una regione come la Liguria.