Clima, il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre

La certezza era stata raggiunta già dallo scorso autunno, ma ora c’è anche la conferma ufficiale di Copernicus: dalle temperature alle emissioni, passando per l’estensione dei ghiacci marini, nello scorso anno la Terra ha stabilito nuovi record decisamente poco confortanti.

La certezza era stata raggiunta già dallo scorso autunno, ma ora è arrivata anche la conferma ufficiale da parte di Copernicus: il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato dal 1850 a oggi. Il servizio di monitoraggio del cambiamento climatico, gestito dall’Esa e dalla Commissione europea, certifica anche che in tutto lo scorso anno l’aumento della temperatura media globale, rispetto ai livelli preindustriali, ha sfiorato i +1,5°C, limite da non superare secondo quanto stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima.

Metà del 2023 oltre i +1,5°C

I dati satellitari di Copernicus confermano la percezione avuta durante il torrido 2023: quasi la metà dei giorni l’aumento della temperatura, rispetto alla media del periodo, ha superato gli 1,5°C, e per la prima volta a novembre ci sono stati due giorni in cui le temperature globali hanno fatto registrare un aumento oltre i 2°C, sempre rispetto alla media dei livelli preindustriali.

Nel 2023 temperature record ovunque

In tutto il 2023, la temperatura media globale sulla superficie terrestre è stata di 14,98°C, superando il precedente record del 2016. In tutta la seconda metà dell’anno, ogni mese ha fatto registrare nuovi record di temperature, con luglio e agosto che sono stati i due mesi più caldi mai registrati e dicembre che era stato il più caldo di sempre a livello globale. Stesso discorso per le temperature medie globali della superficie del mare, su cui hanno influito sia il cambiamento climatico che un fenomeno naturale come il passaggio da La Niña a El Niño.

Anche nel 2023 emissioni alle stelle

Male anche l’estensione dei ghiacci marini: quello antartico ha raggiunto il minimo storico giornaliero e mensile a febbraio. Di fronte a questi dati, non stupisce che nel 2023 si siano raggiunte concentrazioni record di anidride carbonica (CO2) e metano nell’aria, con le emissioni di carbonio che sono aumentate ulteriormente per effetto degli incendi che hanno devastato diverse zone del mondo, a cominciare dal Canada ma senza risparmiare l’Italia e il resto del Mediterraneo.

Le reazioni

Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, dopo la pubblicazione degli ultimi dati di Copernicus non ha usato mezzi termini: “Sono solo l’assaggio di un futuro catastrofico“.
Carlo Buontempo, l’italiano che dirige il Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus, ha lanciato poi un altro allarme: “Dobbiamo decarbonizzare urgentemente la nostra economia, utilizzando dati e conoscenze sul clima per prepararci al futuro“.
Sui dati di Copernicus si è espressa anche la Società italiana di medicina ambientale (Sima). “Un simile aumento delle temperature non solo minaccia la sicurezza alimentare, ma contribuisce all’insorgere di patologie gravi ed emergenti” – ha spiegato il presidente Alessandro Miani – “Tra gli effetti degli eventi meteo estremi e l’alterazione degli equilibri ecosistemici, cresce il rischio di contrarre malattie infettive e idrotrasmesse, indifferentemente di origine batterica o virale“.