Miele, il cambiamento climatico riduce la produzione primaverile

“Quella che è sempre più in sofferenza è la prima parte della stagione, la primavera per cui i mieli primaverili, di acacia, di arancio sono più soggetti a questi cambiamenti e quindi sono più penalizzati”, Raffaele Teruzzi, Presidente gruppo miele Unionfood.

185 milioni di euro il fatturato del comparto del miele italiano nel 2022. Numeri gonfiati dall’inflazione che nascondono però un rallentamento generale del comparto, sono 14 mila le tonnellate di miele confezionato l’anno scorso, il 5,7% in meno rispetto al 2021. In Italia si consuma una media di 400 grammi di miele all’anno che equivalgono a 32 milioni di confezioni. Un mercato non esente dagli effetti del cambiamento climatico soprattutto per il miele prodotto in primavera, stagione sempre più corta anche nel nostro Paese.

Raffaele Teruzzi, Presidente gruppo miele Unionfood, ha dichiarato ad askanews: “In questi anni abbiamo subito i cambiamenti climatici: quella che è sempre più in sofferenza è la prima parte della stagione, la primavera per cui i mieli primaverili, di acacia, di arancio sono più soggetti a questi cambiamenti e quindi sono più penalizzati”.

“Tanti prodotti hanno subito un calo anche il miele non è stato da meno, fortunatamente nel settore in cui il miele viene usato come materia prima dell’industria non abbiamo avuto cali, direi che siamo rimasti stabili.” Ha concluso Teruzzi.