L’uscita del presidente del Consiglio non è piaciuta ai comitati cittadini di Taranto. Ecco cosa è successo.
Mario Draghi nella bufera a Taranto. Il presidente del Consiglio aveva infatti auspicato, anche a nome del Governo, il ritorno dell’Ilva ai livelli produttivi di quando “era la più grande acciaieria d’Europa“. Pronta è arrivata la replica del Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente di Taranto. “Le dichiarazioni di Draghi sono molto gravi. Evidentemente non ha neanche sfogliato il Rapporto di valutazione di impatto sanitario condotto dall’Oms su richiesta della Regione Puglia” – spiegano Massimo Castellana e Alessandro Marescotti – “L’Oms ha calcolato che la grande Ilva che Mario Draghi ancora sogna e auspica ha avuto un impatto devastante. Ogni anno, a causa delle sue emissioni, ha causato tra le 27 e le 43 morti premature. Inoltre, Draghi ignora che tra il 2002 e il 2015 sono nati 600 bambini con malformazioni congenite“.
Massimo Castellana e Alessandro Marescotti ricordano anche i dati della Valutazione del danno sanitario per l’Ilva. “La Vds fornisce una previsione di ‘rischio sanitario inaccettabile’ anche a 6 milioni di tonnellate all’anno, allo stato delle attuali tecnologie” – si legge nel comunicato – “E persino scendendo a 4,7 milioni di tonnellate all’anno di acciaio, il rischio sanitario viene valutato come inaccettabile nell’ambito dello studio di Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario“.
“Noi, come Comitato cittadino, ci facciamo portavoce della legalità ambientale e della protezione della popolazione” – spiegano ancora Castellana e Marescotti – “E visto che Draghi può firmare progetti di riconversione grazie al Pnrr, chiediamo che firmi un articolato progetto di transizione ecologica che reimpieghi i lavoratori dell’Ilva, attualmente in buona parte a casa e privi di futuro. Il loro unico sostentamento è una cassa integrazione che rende l’idea del fallimento di tutti i Governi e di tutti i decreti salva-Ilva“.