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West Nile, 99 casi e 5 morti in Italia da inizio maggio

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L’ultimo decesso, arrivato dopo la pubblicazione dell’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità, è avvenuto in Emilia-Romagna.

Non solo il vaiolo delle scimmie, con la scoperta del primo caso di variante Clade 1 in Europa. In Italia, sale la sorveglianza epidemiologica anche per quanto riguarda la febbre del Nilo occidentale o West Nile. Da inizio maggio e fino allo scorso 14 agosto, quindi in 116 giorni, si sono registrati in tutta la Penisola 99 casi, con quattro morti. Se sui decessi il dato appare attendibile, anche se ne va aggiunto uno arrivato dopo la pubblicazione del bollettino periodico dell’Istituto Superiore di Sanità, quello dei casi potrebbe essere sottostimato.

L’ultima vittima della West Nile è Roberto Ronconi, 78enne di Russi (Ravenna) deceduto in ospedale dopo una ventina di giorni di agonia e dopo aver iniziato ad accusare i primi sintomi a metà luglio. Dieci giorni prima era morto, sempre in Emilia-Romagna, un 89enne di Carpi (Modena). Tra le altre vittime, due vivevano in Veneto e uno in Friuli-Venezia Giulia.

Dei 99 casi finora confermati, 60 si sono manifestati in forma neuro-invasiva, 25 con febbre e 14 asintomatici (questi ultimi identificati in donatori di sangue). La circolazione del virus West Nile, tra vettori, animali e uomo, è stata confermata in 33 province di 11 diverse Regioni. Tra gli animali, il West Nile è stato identificato in uccelli stanziali appartenenti a specie-bersaglio (tra Sardegna, Abruzzo, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia) e in 22 uccelli selvatici (tra Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Campania). Nessuna positività al virus è stata invece riscontrata nelle aziende avicole italiane.

Come si può intuire anche dai dati della sorveglianza epidemiologica, la West Nile si manifesta in gran parte in maniera asintomatica, ma nel 25% dei casi ci possono essere forme neuro-invasive e insorgere sintomi come febbre e cefalee, mentre nell’1% dei casi l’infezione può portare alla morte, soprattutto tra le persone più anziane e fragili.

Anche la West Nile è una zoonosi legata al cambiamento climatico. Anche le nostre latitudini stanno diventando un habitat ideale per quelle specie di zanzare che sono vettori di questo virus, e che possono contagiare, con la puntura, sia direttamente l’uomo, che alcune specie-bersaglio come uccelli selvatici. L’allarme in Europa, e soprattutto nel bacino del Mediterraneo, negli ultimi mesi e anni si sta facendo sempre più concreto. Le dimensioni dei focolai possono dipendere da vari fattori, tra cui quelli principali appaiono essere: la densità di popolazione nei centri abitati, l’anomalia termica dovuta al cambiamento climatico e il periodo dell’anno (le zanzare compaiono soprattutto nel periodo estivo, ma anche grazie alle temperature sempre più ideali hanno un ciclo di vita e di diffusione nettamente più lungo rispetto al passato).

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