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Virus Oropouche, allerta dell’OMS

zanzara

Ancora un allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per un’infezione veicolata dalle zanzare. Si tratta del virus Oropouche.

L’allarme epidemiologico di alto rischio è stato emesso dal’OPS, Organizzazione panamericana della Sanità, branca regionale dell’OMS. Il virus è infatti particolarmente diffuso in America Latina dove sono stati registrati da inizio anno oltre 8mila casi. Il 90% di tali infezioni si è verificato in Brasile e in particolare nella zona amazzonica.
Proprio in Brasile sono morte le prime due donne al mondo per il virus, si trattava di due donne under 30 e senza malattie pregresse. Altri Paesi interessati sono Bolivia, Perù, Cuba e Colombia.

Cos’è

Il virus, un arbovirus, fu scoperto nel 1955 in un uomo a Trinidad e Tobago ed esattamente come Dengue, Chicungunya e Zika scatena una malattia virale trasmessa da vettori artropodi (come per esempio zanzare, zecche e moscerini) tramite morso o puntura (Iss).

Sintomi

Tra i sintomi che si registrano tra i 3 e gli 8 giorni dopo la puntura vi sono: febbre sopra i 39 gradi, mal di testa, vertigini, nausea e vomito. Nelle donne in gravidanza si sospetta possa causare l’aborto e la microcefalia del feto. Sono rare le complicazioni con meningite ed encefalite.

In Italia già 4 casi

Anche nel nostro Paese si sono verificati dei casi, una donna da poco tornata da un viaggio Cuba e altrte tre persone rientrate dal Brasile. nessun caso di contagio è avvenuto in Italia.

Crisi climatica e disboscamento

A causare la diffusione del virus contribuisce ancora una volta la crisi climatica che innalzando le temperature consente alle zanzare di sopravvivere più a lungo e le azioni umane nella selva amazzonica che facilitano con la sempre maggiore urbanizzazione, il contatto tra l’uomo e le zanzare portatrici del virus.

D’altronde molti scienziati hanno già lanciato l’allarme sulla correlazione tra disboscamento e nascita di nuove pandemie, Secondo gli scienziati la distruzione delle foreste e degli altri habitat naturali sta spingendo gli animali selvatici ad un contatto sempre maggiore con l’uomo, e questo crea le condizioni ideali per la trasmissione di nuove malattie.

Da molti anni l’ONU avverte del pericolo che la distruzione della natura apra la strada alle pandemie. Secondo le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità la devastazione degli ambienti naturali facilita l’avvento di pandemie globali come il coronavirus.

Secondo un report di Greenpeace la Foresta amazzonica potrebbe essere il focolaio di future infezioni a causa del continuo disboscamento voluto da Bolsonaro: “E’ qualcosa che non può essere perdonato. Il suo gusto per la distruzione sta alimentando la crisi sanitaria e renderà ancora più pericolose le future crisi” ha spiegato Daniela Montalto, attivista di Greenpeace “Deve essere fermato e le foreste protette. Senza di questo tutti ne pagheremo il prezzo”.

Le precauzioni da prendere

In caso di viaggio in Paesi in cui il virus è endemico l’Iss raccomanda di “mettere in atto tutte le precauzioni necessarie ad evitare il contatto con gli insetti vettori: usare repellenti chimici, indossare vestiti che coprano braccia e gambe, soggiornare in case dotate di zanzariere e cercare di ridurre le attività all’aperto nei periodi di maggiore attività vettoriale (all’alba e al crepuscolo).”

Al momento l’OMS ha autorizzato soltanto un vaccino contro il virus degne, il Qdenga ha dimostrato di essere efficace contro la diffusione della malattia poiché riduce del 50% il rischio di ammalarsi. Per gli altri principali arbovirus al momento non esistono vaccini.