In questo numero di Agrifood Magazine, realizzato in collaborazione con Italpress: 1) Ue, via libera alle nuove norme sul vino; 2) Stretta dell’Ue sulle pratiche commerciali sleali transfrontaliere; 3) Vola il Made in Italy ma pesa la morsa dei dazi; 4) Spreco alimentare, servono misure più efficaci
In questo numero di Agrifood Magazine, realizzato in collaborazione con Italpress:
1) Ue, via libera alle nuove norme sul vino: La Commissione europea ha presentato il nuovo pacchetto Vino, una serie di misure per garantire che il settore vitivinicolo europeo rimanga competitivo, resiliente e una forza economica vitale nei decenni a venire. Gli Stati membri saranno autorizzati ad adottare dei provvedimenti come la rimozione delle viti indesiderate o in eccesso e la cosiddetta vendemmia verde con le uve acerbe, per contribuire a stabilizzare il mercato e proteggere i produttori dalle tensioni finanziarie. Ai produttori sarà concessa un’ulteriore flessibilità per quanto riguarda il regime di autorizzazioni per il reimpianto. Gli Stati membri possono aumentare l’assistenza finanziaria massima dell’Unione fino all’80% dei costi di investimento ammissibili per gli investimenti volti alla mitigazione dei cambiamenti climatici. La commercializzazione di prodotti innovativi sarà più facile, con norme più chiare e denominazioni di prodotto comuni per i prodotti vitivinicoli a basso tenore alcolico in tutto il mercato unico. Gli operatori beneficeranno di un approccio più armonizzato all’etichettatura dei vini, che ridurrà i costi e semplificherà gli scambi transfrontalieri dell’Unione. Inoltre le associazioni di produttori che gestiscono vini protetti da indicazioni geografiche riceveranno assistenza per sviluppare il turismo.
2) Stretta dell’Ue sulle pratiche commerciali sleali transfrontaliere: Stretta dell’Ue sulle pratiche commerciali sleali transfrontaliere nella filiera agroalimentare. I rappresentanti dei 27 Stati membri riuniti al Comitato speciale per l’agricoltura (CSA) hanno approvato il mandato negoziale del Consiglio Ue su un regolamento concernente nuove norme volte a contrastare le pratiche commerciali sleali transfrontaliere nella filiera agricola e alimentare. La proposta di Bruxelles si basa sulla constatazione che circa il 20% dei prodotti agroalimentari consumati in un Paese Ue proviene da un altro Stato membro. Il regolamento mira a stabilire un insieme completo di norme per la cooperazione transfrontaliera per evitare pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra imprese all’interno della filiera agricola e alimentare, migliorando la cooperazione nei casi in cui fornitori e acquirenti si trovino in stati Membri diversi. Il mandato introduce anche norme sulla copertura dei costi sostenuti nei casi di mutua assistenza. Lo Stato membro che richiede informazioni o chiede misure investigative o esecuzione coprirebbe i costi necessari sostenuti dallo Stato membro che ha svolto l’indagine o l’esecuzione. Vengono poi chiarite le norme in base alle quali gli Stati membri possono rifiutarsi di soddisfare una richiesta di informazioni da parte dell’autorità nazionale di un altro Stato membro o rifiutarsi di partecipare a misure di esecuzione. Il mandato introduce inoltre un meccanismo di azione coordinata nei casi di pratiche commerciali sleali transfrontaliere su larga scala che coinvolgono almeno tre paesi dell’UE. In questi casi, verrebbe designato un coordinatore per facilitare la risposta. Infine, nel mandato approvato, i governi nazionali chiedono inoltre di estendere le norme anche agli acquirenti extra-Ue, al fine di proteggere meglio gli agricoltori europei. Con l’adozione del mandato, il Consiglio Ue è ora pronto a sedersi al tavolo dei negoziati, mentre si attende ancora che il Parlamento europeo definisca la propria posizione.
3) Vola il Made in Italy ma pesa la morsa dei dazi: Il Made in Italy vola sui mercati internazionali, con un export agroalimentare che nel 2024 ha toccato quota 67 miliardi, in crescita dell’8%. Un risultato che premia la qualità e l’innovazione delle imprese italiane, ma che si scontra con l’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti a guida Donald Trump che minacciano di frenare la crescita. E’ quanto emerge da un’indagine di Nomisma, presentata a Milano dal Consorzio Italia del Gusto. A ottenere la performance migliore sono i prodotti trasformati del food & beverage, il cui export è cresciuto del 9%, con punte fino al +19% in Polonia. Restando nei primi 15 mercati, altre importanti dinamiche di crescita dell’agroalimentare italiano si sono registrate negli Stati Uniti, +18%, Australia, Canada, Giappone, Spagna e Austria. Meno brillante con un +6% è stata la Germania, Paese alle prese con una recessione che sta impattando anche sui consumi alimentari, in particolare su quelli di importazione. Considerando solamente l’aggregato dei comparti food & beverage, l’export italiano ha chiuso il 2024 con un incremento del 10%. All’interno di questo paniere, i primi 5 prodotti che hanno registrato le crescite più alte sono stati l’olio d’oliva, le acque minerali, le spezie, aceti e conserve ittiche.
4) Spreco alimentare, servono misure più efficaci: Sono necessari sforzi più efficaci a livello nazionale per affrontare il problema dello spreco alimentare. A dirlo è l’Agenzia europea per l’ambiente nel suo rapporto “Prevenire gli sprechi in Europa: progressi e sfide con un focus sugli sprechi alimentari”, che evidenzia come nel 2022 nell’Unione europea sono stati generati circa 132 chilogrammi di spreco alimentare a persona, pari a poco più di 59 milioni di tonnellate di spreco alimentare con impatti ambientali ed economici elevati. Secondo il Report, gli Stati membri dell’UE hanno adottato misure per prevenire lo spreco alimentare, investendo in campagne di monitoraggio e sensibilizzazione ed educazione. L’uso di misure normative o misure basate sul mercato, come sussidi e incentivi finanziari per prevenire lo spreco alimentare, invece, rimane limitato. Per accelerare i progressi – si legge nel rapporto – è necessaria una migliore comprensione dell’efficacia delle azioni di prevenzione e del monitoraggio dei progressi. Lo spreco alimentare è responsabile di circa il 16% delle emissioni totali di gas serra del sistema alimentare dell’UE e secondo la Commissione europea, le perdite economiche sono stimate in 132 miliardi di euro all’anno a causa dello spreco di cibo. Per accelerare i progressi, l’UE è prossima ad adottare due obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari che gli Stati membri dell’UE dovranno raggiungere nel 2030: una riduzione del 10% degli sprechi alimentari nella lavorazione e nella produzione e una riduzione pro capite del 30% a livello di vendita al dettaglio e consumatore. Il rapporto sottolinea inoltre che le strategie di prevenzione degli sprechi dovrebbero essere meglio integrate nelle politiche e nelle misure relative al clima e alla biodiversità, sostenendo che la riduzione degli sprechi alimentari può ridurre le emissioni di gas serra, nonché il consumo di terra, acqua e materiali utilizzati nella produzione alimentare. Gli Stati membri dovrebbero anche seguire le linee guida della cosiddetta “gerarchia dell’uso alimentare“, che sottolinea un uso e un riutilizzo più efficienti dei prodotti alimentari.