Una storia surreale che arriva dall’Est della provincia di Roma.
Il Comune sversa rifiuti in una discarica abusiva e, per finanziare i costi di bonifica, viene multato l’ex sindaco (insieme al suo vice). Una storia surreale e paradossale, quella che arriva da Vicovaro, piccolo Comune nell’Est della provincia di Roma. A raccontarla è il sito di informazione locale Tiburno: tutto era partito nello scorso maggio, quando i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Roma avevano scoperto una discarica abusiva in un’area di proprietà del Comune, estesa circa 5.000 m, in via Tiburtina, nella frazione di San Cosimato.
In quell’area c’erano resti di lampioni della pubblica illuminazione, segnaletica stradale deteriorata o danneggiata, bobine di cavi della fibra ottica, scarti di lavorazione edile, resti di asfalto, materiali di ferro, cassonetti danneggiati e anche la carcassa di una vecchia Ape. Le successive indagini del Noe hanno portato a indagare su Fiorenzo De Simone e Giacomo Giardini, rispettivamente ex sindaco ed ex vicesindaco di Vicovaro, oggi consiglieri di minoranza. E lo scorso 4 novembre il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica ha emesso un verbale di prescrizioni a loro carico che l’attuale primo cittadino, Nello Crielesi, ha reso pubblico in consiglio comunale venerdì 22 novembre.
Stando alle indagini, De Simone e Giardini avrebbero violato il Testo Unico per l’Ambiente in merito alla gestione di rifiuti non autorizzata, ed è per questo che il Noe ha trasmesso gli atti alla Procura di Tivoli: una contravvenzione che andrà a finanziare la bonifica dell’area (prevista a spese dei contribuenti) estinguerebbe il reato. Alla Procura è stato chiesto, tramite procedura che spetta al Comune, di dissequestrare temporaneamente l’area per consentire le operazioni di classificazione e smaltimento dei rifiuti, consegnando al Noe la documentazione dell’avvenuta bonifica.
Le indagini erano partite in seguito ad un esposto presentato un mese prima da Nello Crielesi e Mauro Scaccia, all’epoca consiglieri comunali d’opposizione. L’esposto era stato presentato al Comando Carabinieri per la Tutele Ambientale, alla Stazione dell’Arma di Vicovaro e ad Arpa Lazio. Crielesi e Scaccia, in quel terreno recintato una volta appartenente al convento di San Cosimato e oggi di proprietà del Comune, avevano ritrovato “materiale presumibilmente inquinante, determinato da lavori eseguiti sul territorio comunale, posizionato a terra senza che siano state adottate misure atte a contenere possibili danni ambientali“. L’area ha un’importante valenza ambientale e paesaggistica, essendo a poca distanza dal fiume Aniene e al già citato convento di San Cosimato, tutelato dalla Soprintendenza.
Fiorenzo De Simone, allora sindaco di Vicovaro, aveva spiegato che l’area veniva utilizzata, come avviene in tutti i Comuni, come deposito di materiali di lavori edili eseguiti dall’Amministrazione (ad esempio, i sampietrini utilizzati periodicamente), ma senza autorizzazione da parte degli organi preposti a rilasciarla.