Verdure coltivate nello spazio la scoperta che apre nuovi orizzonti **Mani che piantano lattuga coltivata nello spazio. Una scoperta rivoluzionaria per l'agricoltura e l'esplorazione spaziale.**

Verdure coltivate nello spazio: la scoperta che apre nuovi orizzonti

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Un gruppo di ricercatori ha analizzato la capacità di alcune micro-verdure di germinare nello spazio anche in assenza di luce. La scoperta potrebbe estendersi alla coltivazione anche in altri contesti ambientalmente complessi.

di Ertilia Giordano

Coltivare verdure nello spazio, anche in assenza di luce, si può. A dimostrarlo è il lavoro del gruppo di ricerca internazionale guidato dall’Università Sapienza di Roma e a cui hanno hanno partecipato, per l’Italia, anche l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Università di Pisa.

La scoperta, recentemente pubblicata sulla rivista Plant Communications, è molto interessante e non solo per il suo scopo primario, ovvero l’approvvigionamento degli astronauti durante le loro missioni spaziali. I risultati della ricerca, infatti, potrebbero essere utilizzati anche per supportare lo sviluppo generale di colture più resilienti, in grado di adattarsi a contesti ambientali in evoluzione perché alterati dai cambiamenti climatici. Come il nostro.

Ma torniamo alla scoperta. La ricerca si è basata sulle cosiddette micro-verdure (lo stadio di crescita degli ortaggi immediatamente successivo ai germogli) che offrono la possibilità di essere coltivate anche in contesti estremi, come lo spazio, per cibare gli astronauti durante tutta la durata delle esplorazioni.

Nello specifico, è stata analizzata la Cardamine hirsuta, più comunemente nota come crescione amaro peloso, che ha dimostrato di poter germinare al buio attraverso un meccanismo molecolare che promuove la loro crescita indipendentemente dalla luce. Il meccanismo in questione, come dimostrato dai ricercatori, è reso possibile dagli alti livelli di Acido gibberellico (GA), ormone presente in tutte le piante e responsabile della loro crescita, e dal regolatore DAG1, che invece è coinvolto nel processo indipendentemente dalle condizioni di luce.

Le nuove conoscenze saranno ora traslate anche ad altre micro-verdure attraverso la tecnologia TEA (tecniche di evoluzione assistita), aumentando il novero di prodotti vegetali disponibili per gli astronauti e avvicinando la colonizzazione di altri pianeti.

Questo studio, a suo modo rivoluzionario, è stato coordinato dai ricercatori Raffaele Dello Ioio e Paola Vittorioso del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie della Sapienza, in collaborazione con l’Institute of Experimental Botany, l’Agenzia Spaziale Italiana e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, e ha usufruito del finanziamento della Regione Lazio.

E sono proprio i ricercatori protagonisti della scoperta ad aprire a nuove opportunità: “Oggi le tematiche legate all’ambiente – ha commentato Dello Ioio – coinvolgono la società in tutte le sue componenti rendendo necessario lo sviluppo di strategie alternative per rendere le coltivazioni sostenibili e adattabili alle nuove condizioni climatiche. La generazione di piante di interesse agronomico i cui semi sono capaci di germinare in condizioni non ottimali rappresenterebbe quindi un importate traguardo per la generazione di colture tolleranti i cambiamenti ambientali”.

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