Sta tornando il fenomeno della Velella Velella, un parente delle meduse che affolla le coste italiane e le tinge di blu. Ecco la causa.
Sulle coste di tutta Italia, si stanno ammassando sempre più Velella Velella, colonie di idrozoi della famiglia Porpitidae, dal caratteristico colore blu acceso. Dalla Liguria alla Sicilia, negli ultimi giorni questi parenti delle meduse stanno invadendo le coste, attirando l’attenzione dei bagnanti.
Infatti, l’esplosione della popolazione di Velella Velella – detta anche Barchetta di San Pietro – è un fenomeno stagionale che non passa inosservato. Questo animale coloniale si associa in gruppi, formando delle grandi chiazze bluastre che galleggiano sulla superficie marina e con le correnti vengono spinte fino alla riva. A volte, vengono scambiate per chiazze d’olio, com’è successo di recente a Genova.
Thousand of Velella velella in the Gulf of Genoa this weekend 🤩 what a sight!#InverteFest pic.twitter.com/YeTvBFeAfk
— Davide Asnicar (@davideasnicar) April 25, 2023
Non c’è ragione di preoccuparsi però, il fenomeno è stagionale. “È una colonia galleggiante di polipi che producono piccole meduse. – spiega a La Repubblica il prof. Ferdinando Boero, già docente di zoologia all’università degli studi Federico II di Napoli, oggi presidente della Fondazione Dohrn – Queste vanno in profondità, si riproducono sessualmente e producono le nuove Velella, che risalgono e appaiono a milioni in questa stagione”.
Inoltre, lo spiaggiamento di questi animali non crea conseguenze dannose per l’uomo.
Velella Velella, ecco perché ce ne sono così tante
L’abbondare di questi piccoli animali marini sulle nostre coste però, non è privo di ragioni legate all’azione dell’uomo. Probabilmente, una quantità così copiosa di Barchette di San Pietro avvistate sulle nostre spiaggie, è dovuta alla pesca intensiva, che annienta uno dei i “rivali” della Velella nella catena alimentare. Infatti, questi idrozoi bluastri sono carnivori e si nutrono principalmente di plancton. Lo stesso cibo dei pesci che noi peschiamo in quantità sempre maggiori.
“Sappiamo che in generale la pesca intensiva avvantaggia il plancton gelatinoso. – sottolinea Ferdinando Boero – La presenza nei nostri mari di un minor numero di pesci configura una concorrenza inferiore per il plancton, che si nutre delle stesse cose che mangiano le larve e i giovanili di pesci e che dunque gode di un competitor in meno nella ricerca del cibo”.