I dati sui casi confermati, le preoccupazioni degli esperti e le notizie più confortanti.
Vaiolo delle scimmie, sono 557 i casi accertati in tutto il mondo (di cui 321 nell’Ue e 14 in Italia). Si tratta però di dati aggiornati a poco meno di una settimana fa, diffusi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Il dato per quanto riguarda l’Italia, infatti, non tiene conto delle infezioni accertate negli ultimi giorni. La malattia continua a diffondersi ma, se non mancano elementi di preoccupazione, gli esperti continuano a dirsi ottimisti.
A ieri, solo in Lombardia, sono 11 i casi accertati di vaiolo delle scimmie. Una 24enne italiana, ma residente in Francia, è stata dimessa dall’ospedale Torrette di Ancona, dopo aver presentato sintomi compatibili con il vaiolo delle scimmie (eritema diffuso con vescicole e papule, difficoltà respiratoria, cefalea e febbre) ma risultando negativa al test.
Vaiolo delle scimmie, allerta Oms per l’estate
L’Organizzazione mondiale della sanità non ha nascosto di essere preoccupata, in vista dell’estate, per la diffusione del vaiolo delle scimmie. “La trasmissione rapida e amplificata si è verificata con la revoca delle restrizioni pandemiche a viaggi ed eventi internazionali. Il potenziale di ulteriore trasmissione in estate è elevato. Raduni di massa, come feste e festival, forniscono ulteriori contesti in cui potrebbe verificarsi un’amplificazione” – ha spiegato il direttore europeo dell’Oms, Hans Henri P. Kluge – “Proprio in questi contesti vanno informate le persone giovani, sessualmente attive e mobili a livello globale, che vanno sensibilizzate sulla protezione individuale e della comunità. La maggior parte delle persone che contraggono il vaiolo delle scimmie avranno una malattia lieve anche se autolimitante e potenzialmente dolorosa, ma non sappiamo quale sia l’impatto su bambini, donne in gravidanza e persone immunocompromesse“.
Vaiolo delle scimmie, l’allarme di Andreoni sul sesso
“Il vaiolo delle scimmie ha una bassa contagiosità, se viene fatta una diagnosi precoce e se chi è contagioso evita di esporre altre persone al rischio“. Così Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), all’Adnkronos Salute.
“Cento casi in un Paese non vuol dire che c’è un’epidemia in grado di coinvolgere i turisti. Sono casi sporadici. Se però si pensa di avere rapporti sessuali promiscui in Paesi dove ci sono tanti casi, qualche rischio si corre” – spiega il professor Andreoni – “Se ci sono lesioni cutanee è chiaro che il virus è presente nell’organismo e occorre isolarsi, non avere contatti e rapporti sessuali. Sono le stesse raccomandazioni che diamo per un caso di varicella o di herpes zooster. Il rischio di contagio nella popolazione rimane basso. Ad ogni modo, avere rapporti sessuali protetti rimane sempre una buona pratica“.
Vaiolo delle scimmie, l’allarme di Bassetti su tracciamento e vaccini
“I casi di vaiolo delle scimmie stanno aumentando: sono ufficialmente centinaia, ma ce ne saranno migliaia sotto traccia. Siamo di fronte a un’epidemia ma in Italia siamo indietro. Nel Regno Unito, invece, sanno affrontare meglio questa problematica“. Questo l’allarme di un preoccupato Matteo Bassetti, all’Adnkronos Salute.
L’infettivologo del San Martino di Genova poi spiega: “Se tra i contatti stretti ci sono donne incinte, bambini o immunodepressi, vanno vaccinati subito. Chi ha lesioni cutanee deve mettersi in isolamento e farsi vedere da un medico, chi ha avuto un contatto stretto deve isolarsi ed evitare rapporti con altre persone. Anche i guariti dal vaiolo delle scimmie, fino a due mesi dopo la guarigione, dovrebbero usare le protezioni durante il sesso“.
Vaiolo delle scimmie, il punto dell’immunologo Ferrante
A rassicurare ci pensa invece Pasquale Ferrante, microbiologo e immunologo italiano della Temple University di Philadelphia. Il medico ha incontrato su Zoom i giornalisti dell’Unione nazionale medico scientifica di informazione (Unamsi), facendo chiarezza sul vaiolo delle scimmie.
Sui sintomi: “Prima macule (piccole macchie sulla pelle) poi vescicole (quando si gonfiano e formano liquido all’interno) infine pustole (quando il liquido si trasforma in pus). I sintomi esteriori allarmano perché sono evidenti, arrivano a ricoprire anche vaste porzioni del corpo, e sono preceduti da febbre con brividi e accompagnati da mal di schiena, dolori muscolari, stanchezza“.
Sugli effetti a lungo termine: “Rispetto al vaiolo ‘umano’ ha un decorso diverso, è innocuo perché colpisce solo il derma, che è il secondo strato più superficiale della pelle. Ma proprio per questo, non garantisce immunità e può infettare più volte“.
Sugli animali ‘vettori’: “Il virus è endemico in Africa ma, più che le scimmie, a trasmetterlo sono altri animali, specialmente i roditori. Nel 2003 ci fu un focolaio negli Stati Uniti, con 47 cittadini contagiati a fronte di 800 roditori infetti“.
Sul contagio: “Ci si infetta attraverso il contatto con la cute infetta, col respiro ravvicinato o con contatti sessuali“.
Sulle possibili varianti: “Essendo un virus a Dna, per fortuna ha una bassissima capacità di mutare. Il virus del vaiolo ‘umano’, ad esempio, negli ultimi 200 anni non è mai mutato“.
Sulla malattia: “Può durare da due a quattro settimane. Prima viene la febbre, dopo tre giorni compare l’esantema. Va tenuta sotto controllo, ma non preoccupa e non lascia alcuno strascico“.
Sui vaccini e sulle cure: “Sono utili perché riducono la gravità dei sintomi“.