
Con uno storico sorpasso, le fonti rinnovabili hanno superato il carbone nella produzione di energia negli Stati Uniti. Secondo gli analisti stiamo per assistere alla fine del carbone.
L’energia solare, eolica, e le altre fonti rinnovabili hanno superato la produzione energetica del carbone negli USA per la prima volta dopo 130 anni. La pandemia del coronavirus sembra aver accelerato il declino del carbone, un combustibile che ha molte responsabilità nella crisi climatica.
In 2019, U.S. annual #energy consumption from #renewable sources exceeded #coal consumption for the first time since before 1885, according to EIA’s Monthly Energy Review. https://t.co/xbIkN5odlS pic.twitter.com/n5RoIsOOjX
— EIA (@EIAgov) June 1, 2020
Secondo i dati del governo americano il 2019 ha visto uno storico sorpasso: il consumo di carbone è diminuito del 15% per il sesto anno consecutivo mentre utilizzo di rinnovabili è aumentato dell’1%. Di conseguenza le rinnovabili hanno superato il carbone per la prima volta dal 1885. Nel 2019 la produzione di energia elettrica derivante dal carbone ha raggiunto il livello più basso degli ultimi 42 anni e la US Energy Information Administration (EIA) prevede che le rinnovabili supereranno abbondantemente il carbone entro la fine del 2020. “Stiamo assistendo alla fine del carbone” ha spiegato Dennis Wamsted, analista dell’ Institute for Energy Economics and Financial Analysis “Non vedremo un ritorno del carbone, il trend sembra essere abbastanza chiaro”. La fine del carbone era inimmaginabile dieci anni fa, quando da esso dipendeva la metà dell’energia elettrica prodotta negli Stati Uniti.
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Il carbone rilascia più anidride carbonica di qualsiasi altro combustibile e secondo gli scienziati è necessario abbandonarlo immediatamente per raggiungere le zero emissioni entro il 2050. Paesi come Germania e Regno Unito stanno lavorando per azzerare l’utilizzo di carbone sebbene l’industria americana goda del forte supporto del Presidente Trump. “E’ un gran momento vedere le rinnovabili superare il carbone” ha spiegato Ben Nelson, analista di Moody’s “Gli aiuti per salvare il settore del carbone non sono riusciti ad evitare questo declino”. Nelson pensa che la produzione di carbone possa diminuire del 25% durante l’anno ma è difficile dichiarare ufficialmente la fine del settore, considerando l’importanza delle esportazioni di carbone e del suo utilizzo nel settore metallurgico. Esistono anche comunità rurali che hanno accordi di acquisto di energia con le centrali a carbone, il che significa che questi contratti dovranno terminare prima che il carbone venga completamente abbandonato.
Il settore del carbone è stato messo in ginocchio da una serie di problemi, tra cui i gas a basso costo che sono diventati la nuova fonte di riferimento per la produzione energetica. Con il crollo della domanda di elettricità a seguito della chiusura di fabbriche, uffici e rivenditori, i servizi pubblici hanno molta energia tra cui scegliere e il carbone è l’ultimo ad essere utilizzato perché è più costoso da gestire rispetto a gas, solare, eolico o nucleare. Molti impianti statunitensi sono troppo vecchi e costosi per operare: solamente quest’anno sono stati chiusi 13 impianti a carbone. “L’ulteriore pressione dovuta alla pandemia porterà alla fine dell’industria del carbone negli USA” secondo Yuan-Sheng Yu di Lux Research “Sta diventando chiaro che Covid-19 porterà a uno sconvolgimento del panorama energetico e catalizzerà la transizione energetica, con gli investitori attenti mentre il paese cerca di uscire dalla pandemia“.
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Gli attivisti hanno accolto positivamente il declino del carbone sebbene negli Stati Uniti sia stato rimpiazzato dal gas, più pulito del carbone ma che comunque produce una grande quantità di anidride carbonica, e dal metano. Le rinnovabili hanno prodotto circa l’11% dell’energia consumata negli Stati Uniti lo scorso anno. “Superare il carbone è un gran primo passo ma ora l’obiettivo è l’industria del gas. Ci sono emissioni prodotte dagli impianti a gas e sono significanti. Non è certamente finita qui” ha spiegato Wamsted.