‘Spoleto Fashion Talent’, dalla città dei Due Mondi i futuri professionisti della moda: per la seconda edizione del progetto, tre giornate formative con studenti del settore. “L’idea di fondo – hanno detto gli organizzatori – è permettere a chiunque abbia talento di poter emergere”.
Dal sogno di rendere la città una fucina di idee e talenti nel settore moda a una tre giorni di formazione con professionisti e il coinvolgimento di studenti delle scuole superiori a indirizzo Moda, provenienti da Fucecchio (Firenze), Roma, Perugia e Spoleto.
Si concretizza e prende sempre più forma il progetto ‘Spoleto Fashion Talent’, promosso e supportato dalla Fondazione Amen con l’obiettivo ambizioso di rendere Spoleto, in provincia di Perugia, un punto di riferimento per lo scouting di giovani e talentuosi professionisti della moda.
La seconda edizione, si è svolta dal 14 al 16 maggio a Palazzo Mauri.
I ragazzi hanno potuto partecipare a corsi teorici e pratici su estetica della moda, make-up, fotografia, fashion marketing, armocromia e styling, passando per l’alta sartoria, dall’idea creativa al bozzetto, fino ai consigli su come promuovere un brand e creare una start up di moda.
La mission dell’iniziativa è stata descritta da Arianna Giovannini, esperta di Marketing e comunicazione ed organizzatrice Spoleto Fashion Talent.
“’Spoleto Fashion Talent’ – ha detto Arianna Giovannini – è una fucina di idee creative che vengono da ragazzi di istituti di moda di tutta Italia. Quest’anno in particolare abbiamo ospitato dei ragazzi del centro Italia”.
“In questi tre giorni – ha spiegato – i ragazzi hanno avuto modo di fare formazione su quelle che sono tutte le tematiche del comparto moda e questo ha permesso ai partecipanti di conoscere delle sfaccettature della loro futura professione, che altrimenti non avrebbero, forse conosciuto”.
“L’obiettivo di questo progetto – ha evidenziato Giovannini – è quello di coinvolgere, non tanto le accademie di moda private, alle quali chiaramente si accede solamente con un determinato incipit, ma i ragazzi che provengono da istituti superiori, che in questo modo hanno magari la possibilità di una formazione che altrimenti, forse, non potrebbero avere. Noi ci teniamo a rendere il percorso verso il mondo del lavoro il più democratico possibile. L’idea di fondo è permettere a chiunque abbia talento di poter emergere”.
“Inoltre – ha aggiunto – vorremmo far passare il messaggio, e credo che ci siamo riusciti, che lavorare nel settore moda non è solo diventare fashion designer. L’approccio al mondo del lavoro, non è come quello scolastico, ma è più complesso, credo siamo riusciti a far capire ai ragazzi come lavora un professionista della moda”.
“L’Italia – ha sottolineato ancora Arianna Giovannini – è famosa in tutto il mondo per l’artigianalità, la sartorialità e non bisogna disperdere questo patrimonio. Non possono diventare tutti ‘fashion designer’, è importante guardare a quelle che sono le nostre origini: l’artigianato, la sartoria, saper tenere un ago in mano, saper fare qualcosa anche a livello pratico”.
“Si sta perdendo un po’ il contatto con quella che è la nostra storia – ha proseguito – e soprattutto con quello che ha reso famosa l’Italia in tutto il mondo”.
“Quindi il messaggio che noi vogliamo far passare – ha concluso Arianna Giovannini – è che nella moda, come in tutti i lavori, servono varie professioni: dall’esperto di moda, a colui che disegna, a colui che poi promuove e pubblicizza il prodotto, ma senza l’essenza della moda, ovvero il reparto della sartoria, non si ha il prodotto finale. Se non si ha una buona sarta, non si ha un prodotto di alta moda quindi. Per fare moda occorre anche usare le mani e saperle usare bene”.