Il punto del presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni: “Basta con le indecisioni e le dietrologie, troppe occasioni perse sulle infrastrutture e non solo”
“Troppe le occasioni perse negli anni dall’Umbria, e anche, ma in misura molto minore, dalle regioni confinanti, sulle infrastrutture per personalismi e mancanza di capacità di essere coerenti e coesi nonostante decisioni prese in maniera competente e trasparente, sulla base di studi, analisi approfondite, Libri bianchi e concertazione con gli enti nazionali competenti”.
Questo è il quadro che Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria, ha descritto della regione.
Le occasioni perse
“Tra le occasioni perse – ha detto Mencaroni– il Nodo di Perugia, i poli fieristici del Centro Italia, una programmazione coordinata degli scali aeroportuali di Umbria, Marche e di parte dell’Emilia Romagna, il fatto che Perugia e Arezzo avrebbero potuto avere il treno dell’alta velocità Frecciarossa già nel 2010”.
“Su quest’ultimo fatto – ha aggiunto – voglio ricordare che, dopo aver trovato l’accordo tra tutti, comprese le Ferrovie dello Stato, per l’arretramento del treno dell’alta velocità da Firenze ad Arezzo e Perugia, il giorno della firma dell’intesa eravamo tutti presenti, dalla Regione Toscana e Province toscane interessate con i loro assessori competenti, ai presidenti delle Camere di commercio delle Province toscane coinvolte, ai rappresentati delle Ferrovie dello Stato. Non si presentarono però né l’assessore regionale dell’Umbria, né quello provinciale di Perugia”.
“Mi ritrovai solo – ha ricordato Mencaroni – e firmai. Però, senza la sigla delle Istituzioni umbre, che pure avevano condiviso e concordato la trattativa e i suoi risultati, la sola mia firma fu, ovviamente, monca. Saltò tutto e perdemmo la possibilità di avere il treno ad alta velocità fin dal 2010”.
“Modi di fare – ha proseguito – che dimostrano come retropensieri, mancanza di condivisione reale, personalismi, reticenze abbiano fatto molto male alla regione sul fronte dell’isolamento infrastrutturale e non debbono più ripetersi”.
“Sulle infrastrutture stradali quelle, su cui – ha affermato il presidente Mencaroni – si è fatto di più, ferroviarie e aeroportuali per rompere l’isolamento dell’Umbria, la Camera dell’Umbria ha sempre prestato grande attenzione, partecipando alla progettazione delle opere e, in alcuni casi, come in quelli della Quadrilatero e dell’aeroporto, anche con una diretta partecipazione economica”.
Per quanto riguarda la ‘Quadrilatero’, grande opera viaria che ha cambiato il volto della viabilità in una parte consistente della regione, la Camera di commercio è impegnata economicamente fino al 2037-2038.
Il comunicato dalla Camera di Commercio dell’Umbria ha spiegato come Mencaroni si riferisca ad opere approfondite ed analizzate anche all’interno del Libro Bianco sulle priorità infrastrutturali dell’Umbria, a cominciare dalla stazione dell’Alta Velocità ‘Media Etruria’.
Stesso discorso vale per il Nodino di Perugia, che va visto nell’ottica del completamento della trasversale che collega i porti di Ancona e Civitavecchia.
Troppi rallentamenti nelle opere
“Si stanno facendo – ha detto ancora Mencaroni – ora che gli iter amministrativi sono completati, troppi distinguo, troppe controproposte, che rischiano di rallentare queste opere fino a non farle più, ripetendo gli errori del passato, che hanno fatto perdere tante occasioni alla nostra regione”.
“Il metodo trasparente che segue la Camera di commercio – ha ribadito il presidente – è sempre quello: studi approfonditi, indagini, Libri Bianchi, confronti, pieno coinvolgimento di tecnici di alto valore, esame di tutte le proposte, confronto gli enti e le agenzie nazionali e interessate. Quando da questi comitati tecnici emerge una valutazione compiuta, allora occorre tirare la fune tutti dalla stessa parte nell’interesse dell’Umbria, della sua economia, della sua società”.
Alta velocità ‘Media Etruria’
“Vedo ad esempio – ha commentato Mencaroni – che sulla stazione dell’Alta velocità ‘Media Etruria’ ubicata a Creti (frazione del comune di Cortona, in provincia di Arezzo) continuano ad uscire proposte alternative che, magari possono avere anche qualche elemento di validità, ma che non possono rimettere in discussione tutto rimandando le opere a babbo morto, che è il modo per non farle più. La soluzione di Creti, che garantisce numerose coppie di treni ad alta velocità al giorno, verso il nord e verso il sud, è la migliore, anche per la rapidità con cui può essere concretizzata, e Creti deve essere. Lo stesso discorso vale, ad esempio, per il cosiddetto Nodino, l’unità d’intenti delle istituzioni coinvolte è fondamentale”.
“Prendiamo il caso dell’aeroporto di Perugia San Francesco d’Assisi – ha sottolineato Mencaroni – del quale la Camera di commercio dell’Umbria è stata per anni socio di riferimento e che, nonostante i pesanti tagli subiti dagli Enti camerali italiani nel 2016, continua a sostenere, perché ritiene tale infrastruttura di cruciale importanza. Lo scalo è ripartito, raggiungendo risultati importanti, nel momento in cui si sono ritrovate condivisione e sinergia nelle scelte”.
Il presidente Mencaroni ha rilevato il problema della fuoriuscita dei laureati dalla regione Umbria ed ha rilanciato la proposta dell’istituzione di un fondo, di almeno due anni, per integrare le retribuzioni dei migliori laureati che vengono assunti dalle imprese umbre.
“Sarebbe un modo – ha affermato – per far sì che questi giovani conoscano le imprese della regione e che le aziende conoscano questi giovani, provando a creare e a irrobustire percorsi di crescita per entrambi”.
“Giungono segnali importanti – ha annunciato Mencaroni – come quello arrivato dal Rapporto sull’andamento dell’economia regionale, elaborato dall’ente camerale sulla base anche dei bilanci delle imprese, dal quale emerge che le imprese di capitali dell’Umbria hanno superato nel 2022 la produttività di Toscana e Marche”.
“Non è un caso – ha concluso il presidente– che grandi marchi, non solo nel tessile ma anche altri settori, vengano a produrre in Umbria. È perché c’è un substrato forte di micro, piccole e talvolta anche medie aziende, di realtà, di saperi e di mestieri. Queste vanno difese nella globalizzazione, perché altrimenti l’Umbria perderebbe mestieri e saperi, con un impatto negativo sull‘economia regionale”