L’analisi di Confcommercio – Swg ci dice che per evitare lo spopolamento dei centri storici, servono più negozi. Negli ultimi anni il centro storico di Perugia ha perso il 30,95% delle sue attività commerciali, contro il 13,98 del resto del territorio comunale. A Terni, le percentuali con il segno negativo sono più vicine: -21,13% nel centro storico e -17,78% nel resto del territorio.
“I risultati dell’indagine qualitativa Confcommercio-Swg confermano ciò che diciamo da tempo: senza negozi di prossimità le nostre città e i nostri borghi sono avviati alla desertificazione”.
Il presidente di Confcommercio Umbria, Giorgio Mencaroni, ha commentato così i dati emersi dall’indagine realizzata da Confcommercio in collaborazione con Swg nell’ambito del progetto Cities, che si occupa di contrasto alla desertificazione commerciale nelle città italiane e di sviluppo del valore sociale delle economie di prossimità.
Un progetto che vede l’Umbria, a partire dal capoluogo, Perugia, tra i protagonisti della fase di sperimentazione in corso.
Le parole del presidente Giorgio Mencaroni.
“Finalmente – ha evidenziato Mencaroni – questa consapevolezza e questa preoccupazione si stanno facendo largo anche tra i cittadini. Crediamo che nell’alleanza tra imprese, cittadini, interlocutori politici sia la chiave per invertire una tendenza in atto, la cui pericolosità è ormai sotto gli occhi di tutti”.
Gli italiani, secondo la ricerca, vogliono vivere nei quartieri dove ci sono più esercizi di prossimità, perché questi rafforzano le comunità (per il 64 % degli intervistati), fanno sentire più sicure le persone (57%) e fanno crescere il valore delle abitazioni (fino al 26 % in più).
Nove intervistati su dieci scelgono la zona in cui vivere proprio in base alla presenza di esercizi di prossimità.
Non solo, in base all’analisi, i cittadini percepiscono chiaramente quali tipologie merceologiche siano a maggiore rischio: l’abbigliamento per il 46 % e i servizi essenziali, inclusi gli alimentari, per il 42%.
Anche nell’era digitale, in cui tutto sembra veloce ed immediato, ed a portata di click, i negozi di vicinato svolgono un ruolo sociale insostituibile.
“Non lo diciamo solo noi – ha commentato ancora il presidente Giorgio Mencaroni – lo dicono i cittadini. Il lavoro che abbiamo fatto per sensibilizzare la politica sui temi della rigenerazione urbana è oggi più che mai in linea con il sentiment delle persone che abitano le nostre città e i nostri borghi”.
“Su questi temi – ha aggiunto il presidente di Confcommercio Umbria – continueremo perciò ad insistere. Abbiamo in programma un grande evento, in autunno, che affronterà anche questi temi, con l’aiuto di esperti di alta levatura”.
I dati in Umbria
Secondo l’osservatorio sulla demografia d’impresa di Confcommercio, in poco più di dieci anni, nel centro storico di Perugia sono ‘sparite’ 108 attività di commercio al dettaglio e nel centro storico di Terni, 82.
Negli ultimi 4 anni, il centro storico di Perugia ha perso il 12,04 % dei negozi mentre nelle periferie il dato è di -7,16 %.
A Terni, nello stesso periodo, si va dal -8,38 al -5,01 %.
Più preoccupante il confronto tra i dati del 2012 e quelli 2023, visto che il centro storico di Perugia ha perso ben il 30,95% delle sue attività commerciali, contro il 13,98% del resto del territorio comunale.
Stessa dinamica a Terni, dove le percentuali con il segno negativo sono più vicine: -21,13% nel centro storico e -17,78% nel resto del territorio.
“Come abbiamo già denunciato – ha concluso il presidente Confcommercio Mencaroni- questo trend ci preoccupa, ma chiama in causa tutti, perché significa meno servizi, vivibilità, sicurezza, attrattività. La riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi di prossimità confina infatti con il rischio di desertificazione commerciale dei centri storici, dove invece vanno richiamati giovani e famiglie, con specifiche politiche attive”.