Umbria, l’impianto eolico collettivo più grande d’Italia. L’intervista con l’ing. Papi

Un impianto eolico cooperativo che dà energia a 900 tra famiglie ed imprese, in tutta Italia. Molti soci sono di Gubbio, ma ce ne sono tantissimi che usufruiscono del ‘nostro vento’ da altre regioni d’Italia.

Con le telecamere di Teleambiente, siamo andati in Umbria, in provincia di Perugia, nel comune di Gubbio a Castiglione Aldobrando a visitare l’impianto eolico condiviso, cooperativo più grande d’Italia, che evita l’emissione di circa 1000 tonnellate di anidride carbonica.

Abbiamo incontrato l’ing. Gianmarco Papi che ha progettato e sviluppato l’impianto per ‘énostra’ la società cooperativa impegnata nella rivoluzione verde’.

Umbria, l’impianto eolico collettivo più grande d’italia. Cavalieri intervista Ing. Papi

L’ingegner Papi ai microfoni di Teleambiente ha descritto l’impianto: “È un impianto che ha una potenza di circa 1MW, in grado di fornire energia a 900 tra famiglie e imprese”.

“L’impianto – ha spiegato Papiha dei soci a Gubbio, ma anche nel resto di Italia. Chi ha sovvenzionato l’opera con la cooperativa ‘ènostra’, ha potuto poi accedere ad una tariffa agevolata, a 12 centesimi, per 12 anni”.

“A Gubbio – ha ricordato –  c’è già un’altra pala, più piccola, ma la cooperativa ha in progetto altri impianti.
Ènostra è una società cooperativa che ha come obiettivo la produzione di energia pulita”.

Funzionamento

“L’energia in questo casoha spiegato l’ingegner Papiva direttamente in rete e viene distribuita agli utenti di qualsiasi genere, nel circondario. Dopo, è con un processo di dispacciamento che viene distribuita ai soci di ènostra”.

Descrizione dell’impianto

“Non è la macchina più grande d’Italia. È altaha riferito Papi69 metri al mozzo, ha un diametro rotore di 61 metri ed ha una potenza nominale di 1MW. Ha una tecnologia avanzata perché è una macchina ‘direct drive’, questo vuol dire che non ha gruppi di rinvio in navicella. Il gruppo di rinvio è un cambio, che sulle versioni più vecchie delle macchine significava avere un generatore a frequenza costante”.

La pala sembra spostarsi, quasi cercando il vento.

“È così in effettiha sottolineato Papi – perché il vento può cambiare a 360°. Adesso viene da sud e la torre sta in questa posizione, ma se venisse da nord, la torre ruoterebbe di 180°. Il vento viene cercato attraverso i sensori che sono sopra la navicella. C’è un sensore di direzione del vento che ‘dice’ alla logica della turbina come si deve girare per affrontare il vento al meglio”.

Funzionamento nel dettaglio

“Ogni pala – ha aggiunto Gianmarco Papi funziona come l’ala di un aereo. L’ala di un aereo quando deve decollare si curva, questa invece viene calettata sul mozzo e cambia l’incidenza”.

“Cambiando la direzione del ventoha concluso l’ingegnere riesce ad assorbire la sua energia. Quindi il vento subisce un leggero rallentamento ed un cambio di direzione. In questo modo la turbina riesce ad assorbire l’energia del flusso dell’aria”.