A stimarlo è un team di ricercatori italiani: ecco come hanno fatto. Avvertenza necessaria: il dato è ampiamente sottostimato perché non è possibile quantificare l’impatto ambientale del conflitto in tempo reale.
Non solo causa di morte e sofferenze tra la popolazione civile o danni alle infrastrutture (comprese quelle energetiche). La guerra in Ucraina si è rivelata drammatica anche per la biodiversità e per la perdita di patrimoni naturali inestimabili, come le foreste. Che sono preziosissime per vari motivi, ma soprattutto perché rappresentano sia un serbatoio naturale per la cattura della CO2 e di altre sostanze inquinanti e climalteranti, sia l’habitat naturale di tante specie selvatiche. L’impatto ambientale dell’invasione russa, iniziata ormai oltre tre anni fa, non è semplice da stimare e da quantificare, ma è indubbiamente devastante.
C’è chi però, sin dai primi tempi della guerra, prova a stimare l’impatto ambientale della guerra. Bombe, missili, razzi e altri strumenti bellici non solo uccidono persone e animali, ma causano danni irreversibili all’ambiente e producono quantità enormi di sostanze nocive per l’ambiente, compresa la stessa anidride carbonica (CO2), principale responsabile della crisi climatica a livello globale. In alcuni casi, però, le varie operazioni militari possono addirittura provocare la dispersione di sostanze ancora più pericolose, come quelle ad un certo grado di radioattività. Già nelle primissime ore dell’invasione russa, gli scienziati avevano provato a prevedere quanto la guerra sarebbe costata dal punto di vista dell’impatto ambientale. Ma si trattava solo di stime basate su criteri e fattori che in molti casi sono risultati essere imprecisi o fuorvianti.
Inoltre, con la guerra ancora in corso, per gli scienziati è difficile stabilire con esattezza il reale impatto ambientale del conflitto. Fare delle stime è molto complicato, in tempo reale è praticamente impossibile. Per avere dei dati e delle stime precise, si può fare affidamento solo in base agli sviluppi meno recenti. E lo dimostra uno studio, condotto da ricercatori italiani, relativo esclusivamente ai primi due anni di guerra in Ucraina. Si tratta quindi di uno studio che offre dei risultati abbastanza affidabili, ma anche sottostimati rispetto alla situazione odierna.
Pubblicato su Global Ecology and Conservation, lo studio è stato condotto da un team di ricerca guidato dall’Università di Bologna. Studiare la situazione dal vivo, in un territorio vasto come quello dell’Ucraina, è praticamente impossibile per ovvie ragioni, ma la tecnologia consente di fare delle stime abbastanza precise anche se relative solo a periodi passati. Analizzando le immagini satellitari delle aree colpite dalla guerra e combinandole con un sistema di intelligenza artificiale basato sull’apprendimento automatico, i ricercatori hanno scoperto che nei primi due anni di guerra l’Ucraina ha perso poco meno di 1.600 km² di foreste. C’è quindi da immaginare che, a oltre tre anni dall’inizio del conflitto, l’estensione di quelle perdite sia nettamente maggiore.
“Insieme alla terribile perdita di vite umane, la guerra in Ucraina ha causato anche gravi danni ambientali, a cominciare dalla distruzione di vaste aree boschive” – il punto di Roberto Cazzolla Gatti, docente del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna – “I danni alla biodiversità e ai processi ecosistemici, come la filtrazione dell’acqua, la formazione del suolo e la regolazione del clima, sono difficili da quantificare“.
Grazie alle rilevazioni satellitari e ad un sofisticato sistema di analisi da loro stessi sviluppato, i ricercatori hanno calcolato l’estensione delle aree forestali andate distrutte a causa della guerra: 808 km² nel 2022 e 772 nel 2023. Inoltre, la perdita di foreste è stata suddivisa anche in base alle varie suddivisioni amministrative dello Stato ucraino: ovviamente, la maggior perdita di foreste si è registrata proprio nelle aree più colpite dalle operazioni belliche. Nello specifico: 180 km² di foreste andate perdute nell’Oblast di Donetsk, 214 km² in quello di Kherson, 181 km² in quello di Kharkiv, 268 km² in quello di Kiev e 195 in quello di Luhansk.
Se le sostanze emesse da armamenti come le bombe di fatto possono arrecare gravi danni, anche a lungo termine, ad una risorsa preziosa come il suolo, a distruggere le foreste sono in particolar modo gli incendi, causati direttamente o indirettamente dalla guerra. A devastare le aree boschive dell’Ucraina sono infatti soprattutto i roghi: nel marzo 2022, durante il primo mese del conflitto, furono moltissimi i focolai registrati nell’Oblast di Kherson, dove le truppe russe hanno anche cercato di ostacolare i tentativi di spegnere le fiamme.
A fare le spese della guerra, quindi, non sono solo le persone e gli animali, ma anche l’ecosistema nel suo complesso. A Capo Kinburn, nel Sud dell’Oblast di Mykolaiv, ad esempio, c’è un prezioso scrigno di biodiversità: qui gli incendi hanno distrutto tra il 20 e il 30% dell’area, ora occupata dall’esercito russo. Va comunque ribadito che i dati, non basati su ciò che sta accadendo in tempo reale, con ogni probabilità sono sottostimati. Tutto questo, nonostante l’impegno dei più esperti e qualificati scienziati a livello mondiale, impiegati da grandi enti come l’Onu e in grado di poter utilizzare le più sofisticate tecnologie disponibili.
“Quando la guerra finirà, ci sarà bisogno di politiche ambientali forti ed efficienti per fermare la perdita di biodiversità, promuovere la riforestazione e ripristinare gli ecosistemi” – ha aggiunto il Prof. Cazzolla Gatti – “Le aree rimboschite possono contribuire alla creazione di corridoi ecologici umanitari e supportare la smilitarizzazione, creando zone cuscinetto per costruire e preservare la pace“.