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Twitter, il 25% dei post che negano i cambiamenti climatici sono stati scritti dai bot

Secondo uno studio della Brown University, il 25% dei post su Twitter che negano l’effetto dei cambiamenti climatici sono stati scritti in realtà da bot.

Uno studio dei ricercatori della Brown University ha scoperto che un quarto dei messaggi postati su Twitter sui cambiamenti climatici sono stati in realtà scritti dai bot. I bot sono programmi dei computer che si fingono “utenti reali” per postare o inviare messaggi sui social media. Secondo i ricercatori lo scopo di questi bot è stato quello di creare la percezione che esista un livello molto alto di negazionismo climatico.

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Il team ha analizzato 6.5 milioni di tweet pubblicati intorno al mese di giugno 2017 quando il Presidente Donald Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi sul clima di Parigi. Secondo lo studio il 25% dei tweet pubblicati in questo periodo è stato scritto da bot. La maggioranza riguardava la negazione dei cambiamenti climatici o il rigetto della scienza: “Questa scoperta dimostra come l’impatto dei bot stia amplificando il messaggio dei cambiamenti climatici”. I bot creano o inviano messaggi in automatico ma vengono creati dagli umani. Tuttavia, il team non è stato in grado di identificare la mente dietro a questi bot negazionisti.

I ricercatori hanno utilizzato uno strumento dell’Indiana University chiamato Botometer, che serve a determinare la probabilità che dietro ad un tweet ci sia un uomo o un bot. I ricercatori sono riusciti a dividere l’ampio tema dei cambiamenti climatici in sottocategorie. Il risultato è che il 38% dei tweet con “fake news scientifiche” sono stati scritti dai bot, responsabili anche del 28% dei tweet sulla compagnia petrolifera Exxon. Per quanto riguarda invece i post a favore della protezione dell’ambiente il risultato è molto diverso: solo il 5% dei messaggi proveniva da bot.

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Emilio Ferrara, professore dell’University of Southern California, già ricercatore sui bot in passato, sostiene che lo scopo di questi software sia quello di amplificare il messaggio :“Pensate ad un bot come ad un megafono. Servono a dare l’impressione che dietro ad un movimento o un’idea ci sia un supporto organico”. Nei giorni dell’annuncio del Presidente Trump sul ritiro dagli accordi c’è stato un aumento generale dei post sui cambiamenti climatici. Questo include il numero di post dei bot, che è passato da poche centinaia a 25,000 al giorno. Tuttavia, essendo cresciuti in quel periodo anche il numero di tweet di utenti reali, la percentuale dei messaggi dei bot in quel periodo è scesa al 13%.

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Nonostante lo studio non sia stato di identificare la fonte di provenienza dei bot, secondo il professor Ferrara può essere un motivo di preoccupazione: “Qualcuno sta cercando di manipolare l’opinione pubblica online quindi c’è bisogno di essere preoccupati. Si rischia di modificare le percezioni e le credenze delle persone“.