Viaggiare in maniera responsabile e sostenibile. Siamo in piena emergenza coronavirus, non possiamo superare le frontiere ma possiamo riflettere e pensare a come riprendere a viaggiare in futuro e a farlo in modo sostenibile. Ecco i consigli della ecotravel blogger Valentina Miozzo.
Valentina Miozzo ha 37 anni, è accompagnatore turistico, guida ambientale escursionistica e travel blogger. Con il suo progetto Viaggiare Libera racconta le sue esperienze in giro per il mondo e con determinazione affronta i suoi viaggi in maniera responsabile e sostenibile. Ma come si fa a diventare turisti responsabili? Ecco cosa ci ha raccontato.
Partiamo dal principio, come nasce “viaggiare libera”?
E’ nato nel 2012 come un semplice blog amatoriale dove raccontavo i miei lunghi viaggi in solitaria, per informare e sensibilizzare i viaggiatori verso un turismo più rispettoso dell’ambiente e delle culture. Poi nel tempo si è evoluto, sempre più persone si sono interessate all’argomento, oggi è un punto di incontro tra tour operator e viaggiatori responsabili che cercano informazioni su itinerari da compiere in autonomia o organizzati secondo i principi del turismo sostenibile.
Cosa è il turismo responsabile e sostenibile?
Oggi il turismo responsabile può essere usato come sinonimo di turismo sostenibile. Ma in origine era quello che valutava l’impatto etico del turismo sulla popolazione locale mentre quello sostenibile valutava l’impatto a livello ambientale. Ora i due concetti indicano insieme viaggi che considerano, valutano e vogliono limitare l’impatto dal punto di vista ambientale, socio culturale ed economico.
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Come si fa a diventare viaggiatori responsabili?
Nella pratica un turista responsabile vuole che il beneficio del viaggio non sia solo suo ma anche della popolazione locale. Si può scegliere una struttura turistica gestita da locali, evitando le grandi catene alberghiere a gestione occidentale, o sul piano ambientale cercare di ridurre al massimo la produzione dei rifiuti durante il viaggio, usando ad esempio la borraccia, o anche non portandoci come ricordo la sabbia, le conchiglie o i coralli a casa. Sono tante le linee guide da seguire ma alla base di tutto c’è l’informazione e la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni.
Quali sono le mete che maggiormente si prestano a questo tipo di turismo e quali consiglieresti?
Potrei consigliare Costa Rica o nazioni che hanno adottato misure ambientali molto rigide a favore della conservazione della natura e che promuovono l’ecoturismo e il turismo naturalistico. Ma sbaglierei. Si può fare turismo responsabile e sostenibile ovunque nel mondo, non è una questione di destinazione. Non è importante dove si viaggia ma come.
Il viaggio e l’esperienza che ti ha segnato di più e quali problematiche ambientali hai avuto modo di vedere?
Come impatto ambientale qualsiasi viaggio nel sud est asiatico lascia il segno. Soprattutto in India le strade sono cosparse di rifiuti, oltre alla povertà estrema. Ma anche in Indonesia ci sono fiumi in cui non si riesce a vedere nemmeno l’acqua perché completamente coperti di rifiuti. Nel Borneo in particolare ho avuto un’esperienza molto toccante. L’ho attraversato a piedi da est a ovest, una camminata di 17 giorni, in mezzo alla giungla e alla natura. Ad un certo punto aprendo due frasche mi sono ritrovata di fronte il nulla, una distesa infinita di tronchi tagliati per fare spazio alle palme da olio. Queste sono cose che si sanno e vediamo sui social ma quando te le ritrovi davanti diventi veramente consapevole e ti rendi conto del degrado e dell’impatto ambientale della deforestazione.
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Che tipologia di viaggiatori sei riuscita a delineare in base alla tua esperienza in questo settore e quanti oggi sono interessati ad intraprendere un viaggio sostenibile?
Come guida ho visto tutte le tipologie di turisti. Mentre chi è interessato a fare un viaggio sostenibile, secondo le statistiche, negli ultimi anni è nettamente in aumento tra noi italiani e turisti europei. Non possiamo ancora dirlo per i turisti asiatici dove questa sensibilità deve ancora arrivare. Ma per quanto ci riguarda c’è una presa di consapevolezza che si manifesta in tutte le tipologie di turisti, anche quelli di lusso.
Non possiamo non parlare dell’emergenza coronavirus che il nostro Paese sta vivendo. Analizziamo la problematica dal lato del viaggiatore e dal lato del tour operator.
Per i tour operator e in generale tutti gli operatori turistici, me compresa, stiamo attraversando un periodo più che difficile. Non ci resta altro che aspettare e investire il nostro tempo sulla programmazione futura e dare spazio alla creatività, per nuovi viaggi e nuove iniziative. Per i viaggiatori mi sento di rassicurarli perché prima o poi torneremo a viaggiare. Cerchiamo di vedere il lato positivo di questa situazione, abbiamo più tempo per informarci e questo periodo a casa ci può fare scoprire delle cose che prima davamo per scontate.
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Quando si tornerà a viaggiare quali sono e le tue prossime tappe?
Sicuramente tornerà alle Seychelles che è il mio luogo di lavoro dove faccio la guida ambientale di trekking. Tornerò in India, meta ormai per me annuale da 7 anni e tra le nuove mete c’è il Brasile perché il governo brasiliano sta pensando bene di rasare al suolo l’Amazzonia. Vorrei capire cosa sta accadendo, documentarlo e contribuire nel mio piccolo ad un cambio di rotta.
Un messaggio per i viaggiatori.
Continuate a viaggiare anche da casa, a leggere libri, a sognare e a programmare i prossimi viaggi. E quando riapriranno le frontiere viaggiamo con una maggiore consapevolezza, tutto ciò che facciamo ha delle conseguenze. Viaggiamo non solo per svago ma anche come crescita personale, come un momento di apprendimento. Viaggiamo col cuore in maniera più consapevole e responsabile.