In media solo poco più della metà delle donne italiane aderisce agli screening regionali sul tumore al seno. A rivelarlo è Europa Donna Italia in occasione della presentazione alla Camera del suo policy brief.
Proprio grazie alla prevenzione il tasso di mortalità per tumore si è abbassato; a 5 anni dalla diagnosi la mortalità del tumore al seno si è abbassata dell’88%. La prevenzione permette infatti di individuare la neoplasia in uno stadio iniziale. Sono però ancora troppe le donne che rinunciano a questo strumento. Ma anche in questo caso l’Italia viaggia a diverse velocità; il tasso di adesione è pari al 65,3 al Nord, scende al 54 al Centro, e tocca il 40,1 nel Sud e nelle Isole”.
Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio spiega i bassi tassi di adesione anche con la diversa offerta delle Regioni infatti solo 5 Regioni italiani offrono uno screening per le donne di età compresa tra i 45 e i 70 anni, la cosiddetta fascia allargata, la maggior parte delle Regioni consente di aderire agli screening solo alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni.
L’allargamento delle fasce in tutta Italia, caldeggiato da Europa Donna Italia, comporterebbe un aumento della spesa sanitaria paria 140 milioni di euro, ma tale costo verrebbe risparmiato in cure a carico del servizio sanitario nazionale. Molte Regioni poi non offrono un percorso specifico a chi ha una familiarità per i tumori, lasciando scoperte proprio le donne che hanno più probabilità di sviluppare un tumore mammario nell’arco della loro vita.
Tra e richieste alle istituzioni, oltre all’allargamento delle fasce di età vi sono: l’utilizzo di nuovi mezzi per pubblicizzare gli screening e l’individuazione delle donne con rischio ereditario o familiare di contrarre la malattia per fornire loro un percorso preventivo ad hoc.