L’uscita di scena degli Stati Uniti probabilmente indebolirà il fronte della lotta alla crisi climatica. Non si tratta però di un fulmine a ciel sereno, e la politica italiana lo sa molto bene: le reazioni del vicepresidente della Camera e già ministro dell’Ambiente Sergio Costa (Movimento 5 Stelle), e della deputata Erica Mazzetti (Forza Italia), seppur di tenore diverso, lo dimostrano chiaramente.
Lo aveva più volte annunciato e lo ha confermato con i fatti: Donald Trump, appena insediatosi come presidente, ha ritirato gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima. Le conseguenze per la lotta globale alla crisi climatica possono essere devastanti, per il peso intrinseco di una potenza economica che rivedrà le proprie politiche energetiche e che farà mancare il proprio contributo anche sul fronte del sostegno ai Paesi più poveri e vulnerabili dal punto di vista climatico.
Non si tratta, però, di un fulmine a ciel sereno, e la politica italiana lo sa perfettamente. Ecco perché le reazioni di certo non trapelano stupori o sorprese particolari.
“Noi ci aspettavamo che gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, uscissero dagli Accordi di Parigi sul clima. Lo aveva già fatto durante la sua precedente presidenza e quindi, ahimé, questa cosa era ampiamente attesa. L’uscita degli Stati Uniti, dallo scenario internazionale del contrasto ai cambiamenti climatici, ha due elementi di valutazione. Il primo è di tipo economico (parliamo di una potenza economica e tecnologica, e sappiamo quanto la tecnologia sia importante per migliorare la nostra risposta ai mutamenti climatici), il secondo è di tipo diplomatico (anche qui, il loro peso a livello globale è innegabile). Parliamo quindi di una importante mancanza, ma l’Unione europea può avere un ruolo importante a livello mondiale: ha posto come elemento il Green Deal, si è fissata l’obiettivo della decarbonizzazione al 2050, una visione con degli obiettivi molto concreti e vari step intermedi fino a quella data” – ha spiegato a TeleAmbiente l’onorevole Sergio Costa (Movimento 5 Stelle), vicepresidente della Camera dei Deputati e già ministro dell’Ambiente – “In assenza degli Stati Uniti, l’Unione europea, a mio parere, può diventare quel punto gravitazionale di riferimento a livello mondiale per intervenire a cambiare questo percorso. Ci sono però alcuni Stati, come l’Italia o l’Ungheria, che non percorrono il contrasto ai cambiamenti climatici ma vanno più in direzione del fossile. Altre nazioni, come la Spagna o la Germania, proseguono invece il percorso della decarbonizzazione. Per questo, a livello europeo, occorre stabilire una linea comune altrimenti l’azione dell’Ue viene indebolita. Il 2024 è stato l’anno più caldo della storia delle registrazioni climatiche, ma ogni anno è sempre più caldo del precedente. Questo significa che ci stiamo chiaramente surriscaldando oltre ogni limite consentito, con il rischio di un non ritorno. Se questo è il dato, l’Unione europea colga adesso l’occasione e diventi il centro gravitazionale delle decisioni mondiali, anche perché altre potenze, come la Cina, hanno dichiarato che rimarranno convintamente nell’ambito della diplomazia e delle scelte di contrasto al cambiamento climatico. Per questo, l’Europa può e deve fare molto“.
“Trump ha vinto le elezioni con una stragrande maggioranza popolare che ha dato merito alle sue scelte. Lo ha fatto in modo concreto e oggi attua quello che ha scritto nel suo programma, come è giusto che sia. L’Europa deve agire per conto proprio, nel modo più corretto, consapevoli che l’ambiente è di tutto il mondo e bisogna lavorare insieme. La Cop30 sarà una grande occasione di confronto, anche se in Europa avremo problemi a rispettare certi patti. Abbiamo affrontato il Covid, la guerra in Ucraina con la crisi energetica, e difformità importanti: oggi troviamo Paesi in Europa, Italia compresa, che non sono più competitivi. Da noi manca una parte essenziale dell’energia, che è il nucleare, e dobbiamo tornare competitivi con tutto il mondo” – il punto di Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia, a TeleAmbiente – “L’ambiente è un tema fondamentale, che non può essere liquidato con un ambientalismo ideologico. Sicuramente gli Stati Uniti sono uno dei Paesi che da sempre inquinano maggiormente al mondo, e ricorrono a molte fonti fossili rispetto ad altri. È giusto che loro adottino le loro politiche, ma è giusto anche che si confrontino con tutto il mondo, in modo concreto e pragmatico, e non più ideologico. Dobbiamo metterci tutti insieme ad affrontare il problema, a dare le soluzioni e a pensare soprattutto alla mitigazione del cambiamento climatico. I Paesi, soprattutto quelli più forti del G7 tra cui il nostro, devono trovare una visione e una prospettiva futura che dia delle risposte immediate. Trump non ci preoccupa, sta solo portando avanti la sua idea che è la volontà popolare. Lo dovremmo fare tutti, come stiamo facendo in Italia con il governo di centro-destra“.