Mai così tanti lobbisti presenti ai negoziati per il Trattato sull’inquinamento da plastica. Greenpeace: “Lobby disposte a sabotare l’accordo per proteggere i profitti”.
A Busan, in Corea del Sud, è in corso l’ultimo incontro INC-5 dell’Unep per definire il primo Trattato globale sull’inquinamento da plastica. L’obiettivo del summit, al quale partecipano i leader di 178 Paesi, è di arrivare ad un accordo vincolante e globale che ponga fine ad un’emergenza mondiale che causa sempre più danni all’ambiente e all’uomo.
Oltre alla divisione creatasi tra i negoziatori – c’è chi mira ad una gestione dell’intero ciclo di vita della plastica e chi spinge per migliorare solo gli ambiti del riciclo e dei rifiuti – anche le lobby che osservano i negoziati si sono frammentate.
I lobbisti sono stati presenti anche agli incontri precedenti dell’Unep e sono aumentati di negoziato in negoziato. A questo INC si sono registrati come osservatori 220 lobbisti dell’industria chimica e dei combustibili fossili, il numero più alto mai registrato (all’INC-4 erano 196).
BREAKING: 220 fossil fuel and chemical industry lobbyists have registered for #INC5 — more than any other #PlasticsTreaty negotiation to date. pic.twitter.com/TuzjUgsbM4
— #BreakFreeFromPlastic (@brkfreeplastic) November 28, 2024
Si potrebbe pensare che le lobby siano unite in una sola voce nel fare pressioni, spingendo per risoluzioni che non vadano ad intaccare i loro interessi. Eppure, questa volta, si sono formati tre gruppi. Tutti chiedono un trattato sulla plastica, ma due non sono contrari alla limitazione della produzione, uno dei punti che blocca maggiormente le discussioni tra i diplomatici. Il terzo, invece, è quello più vicino all’industria automobilistica e petrolchimica ed è contrario a ogni limitazione della produzione prevista dal trattato o qualsiasi restrizione all’uso di specifiche molecole e additivi.
Quest’ultimo gruppo potrebbe premere sulla parte di nazioni che caldeggiano un accordo più moderato che si concentri solamente sul riciclo e la gestione dei rifiuti in plastica, piuttosto che su soluzioni più restrittive anche sulla produzione.
Per il settore delle auto, la riduzione della disponibilità di plastica vergine potrebbe causare problemi perché l’industria non sa ancora come utilizzare quella riciclata. “Dipendiamo molto dalla plastica per la sicurezza, la durata ma anche per ridurre l’impronta di carbonio del settore, per ragioni ambientali”, ha spiegato Mark Bacchus, rappresentante della Toyota, presente a Busan. La plastica infatti, alleggerisce la struttura del veicolo elettrico, appesantito dalla batteria. Bloccarne la produzione – secondo i lobbisti – potrebbe rallentare la spinta alla transizione energetica data proprio dalle macchine elettriche.
Anche la lobby globale dell’industria chimica rifiuta qualsiasi possibilità di tagliare la produzione di plastica vergine. Per loro, l’unica soluzione possibile è il riciclo. Possibile, ma non sufficiente a risolvere l’inquinamento da plastica che sta soffocando il pianeta ogni anno di più.
Negli ultimi anni, la comunità scientifica ha lanciato numerosi allarmi sulle conseguenze disastrose della plastica sulla biodiversità, sul clima e sull’uomo. Le microplastiche ad esempio, hanno ormai invaso il Pianeta, contaminando anche il nostro organismo.
Dati che vanno ad aggiungersi alla preoccupante previsione dell’Ocse. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la produzione di plastica è raddoppiata dal 2000 al 2019, raggiungendo arrivando a 460 milioni di tonnellate. Una cifra che potrebbe raddoppiare entro il 2040 se non si adottano strategie globali più forti.
Trattato sulla plastica, Greenpeace: “Lobby disposte a sabotare l’accordo per proteggere i profitti”
Le pressioni che potrebbero esercitare le lobby preoccupano le associazioni ambientaliste, che denunciano la loro presenza record a questo ultimo – e decisivo – incontro dell’Unep.
Secondo i dati del Center for International Environmental Law (CIEL) il numero di lobbisti presenti a questo round di negoziati è il più alto mai registrato. Greenpeace ha denunciato ancora una volta l’urgenza di un accordo ambizioso che sia lontano dalla logica di profitto delle lobby.
“L’analisi di CIEL rivela come queste lobby industriali siano disposte anche ad avvelenare il nostro pianeta e la salute delle persone per sabotare l’accordo pur di proteggere i propri profitti”, ha dichiarato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
“I lobbisti dei combustibili fossili e del settore petrolchimico, spalleggiati da una manciata di nazioni, non possono dettare l’esito di queste negoziazioni cruciali. Entro la fine di questa settimana, gli Stati membri dovranno definire un Trattato globale sulla plastica che dia priorità a un ambiente vivibile per noi e per le future generazioni, piuttosto che ai compensi di un manipolo di amministratori delegati. E per farlo serve un accordo ambizioso e legalmente vincolante che riduca la produzione della plastica e ponga fine al monouso”, ha concluso Ungherese.