Polemiche tra Nichelino e Torino, in Piemonte, per una battuta di caccia al cinghiale in un parco cittadino. Sarah Disabato (M5S): “Spaventoso”.
Ancora orrore contro gli animali residenti nelle città d’Italia. Tra Nichelino e Torino, in Piemonte, alcuni uomini accompagnati dai cani hanno organizzato una battuta di caccia al cinghiale in un parco pubblico a pochi metri dalle abitazioni. Almeno 15 gli ungulati abbattuti a colpi di fucile tra lo spavento di adulti e bambini. A denunciare l’episodio, che sarebbe avvenuto sulle rive del fiume Sangone, vicino al Mausoleo della Bela Rosin, è stato l’ex Consigliere Regionale di Rifondazione Comunista, Juri Bossuto, sui social: “Mi chiedo dove sia finito il buon senso (quello minimo, basilare) di chi ha deciso la caccia al cinghiale in mezzo a un parco cittadino“.
La vicenda sta scatenando già polemiche politiche. “Il Far West della caccia selvaggia ha colpito ancora. Come Movimento Cinque Stelle (M5S), abbiamo sempre rimarcato l’esigenza di sostituire l’attività venatoria con metodi di controllo non cruenti. La misura è stata superata“, ha commentato la Consigliera Regionale del Movimento Cinque Stelle (M5S), Sarah Disabato.
Caccia in città a Torino, il precedente (tragico) in Sardegna
A dicembre 2024, a Quartucciu, vicino a Cagliari, in Sardegna, una battuta di caccia al cinghiale era finita in tragedia con la morte di due uomini. Le vittime si chiamavano Giacomo Desogus e Matthias Steri, avevano 28 anni e 27 anni, ed erano amici di infanzia. Secondo la ricostruzione, il cacciatore più giovane avrebbe sparato – per errore – al cacciatore più anziano. Quest’ultimo, che avrebbe ricevuto un colpo di arma da fuoco alla nuca, sarebbe deceduto sul colpo. E così, forse in preda al panico, l’uomo sopravvissuto si sarebbe ammazzato.
“Secondo i dati dell’Associazione Vittime della Caccia, nella stagione venatoria 2023-2024 si sono registrate 12 persone morte e 56 persone ferite. Chiediamo al Governo e al Parlamento di valutare le conseguenze della caccia sulla sicurezza pubblica e di mettere mano alla legislazione in materia per stoppare la conta dei decessi: cacciatori e non. (…) Quante vittime umane, senza considerare gli animali, dovrà ancora fare l’attività venatoria prima di diventare un allarme sociale? Occorrerebbe un giro di vite legislativo per eliminare alla radice un grave problema“, aveva commentato l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA).