Dall’Itt di Terni è partito il progetto, per veicolare la ‘cultura paralimpica’, ‘Diritti e inclusione contro ogni discriminazione’ promosso dal Cip e Oscad che prevede incontri in nove scuole d’Italia. Ospite: l’atleta paralimpico Dongdong Paolo Camanni che raccontato la sua storia agli studenti.
È partito da Terni, dall’Itt Allievi-Sangallo, il tour nazionale del progetto ‘Diritti e inclusione contro ogni discriminazione’, promosso dal Cip (Comitato italiano paralimpico) e Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori).
Un momento di riflessione nel percorso di formazione e costruzione dell’autostima dei ragazzi, quello che il Cip e Oscad intendono offrire agli istituti secondari di secondo grado del territorio nazionale organizzando 9 incontri, tra cui appunto questo di Terni.
Ai microfoni di Teleambiente è intervenuta la dirigente scolastica dell’Itt di Terni, prof.ssa Cinzia Fabrizi:
“Il Comitato Italiano Paralimpico, Polizia di Stato e osservatorio contro gli atti discriminatori – ha spiegato Cinzia Fabrizi – hanno deciso di realizzare un tour nazionale per sollecitare la sensibilità dei ragazzi sul tema discriminazione partendo dalla testimonianza degli atleti paralimpici. Credo che portare proprio gli atleti paralimpici nelle scuole e farli incontrare con i ragazzi possa essere veramente un bel sistema per poter sensibilizzare gli stessi ragazzi, aiutandoli nella riflessione”.
“La tappa di Terni, all’Itt Allievi-Sangallo – ha sottolineato – è la prima di questo tour nazionale ed è anche il frutto della collaborazione che noi abbiamo realizzato negli ultimi anni con il Cip (Comitato Italiano Paralimpico). I docenti di scienze motorie della scuola si occupano proprio di presentare ai ragazzi delle testimonianze e di farli riflettere sull’inclusione nei confronti delle disabilità fisiche, ma anche nei confronti delle altre disabilità. Questo per noi è un momento particolarmente importante e siamo contenti di essere la prima scuola ad aver ospitato questo tour”.
Uno degli ‘inviati speciali che a Terni ha portato la sua testimonianza è stato il campione paralimpico di judo Dongdong Paolo Camanni, che ha preso parte anche alle scorse Paralimpiadi di Parigi.
Dongdong ha una storia molto particolare. Nato in Cina, è stato abbandonato da piccolissimo a causa della legge che obbligava le famiglie cinesi ad avere solo un figlio.
Inoltre è stato anche colpito da retinoblastoma bilaterale, un tumore infantile molto aggressivo che lo ha reso cieco.
Si è poi trasferito nel nostro paese, a Bevagna (Pg).
In Italia è guarito e grazie alla sua famiglia adottiva ha “avuto modo di sperimentare tutto quello che un bambino deve sperimentare”, come lui stesso ha sempre detto.
Una storia di vita e di riscatto di un giovane, nato nel 2003, che è riuscito anche a gareggiare alle Paralimpiadi.
In rappresentanza del Cip Umbria, all’incontro, era presente il delegato provinciale di Terni, Tommaso Strinati.
“Non è tanto lo sport – ha evidenziato Tommaso Strinati a Teleambiente – ma il messaggio che porta, infatti noi parliamo di ‘cultura paralimpica’. È un messaggio che parte dallo sport e finisce con il sociale. È importante far passare questo messaggio ai ragazzi evitando la ‘cultura dello scarto’ come diceva il Papa dopo il G7 inclusione e disabilità che si è svolto ad Assisi”.
“Siamo qui – ha ribadito Strinati – insieme alla Polizia di Stato che difende i diritti delle persone con disabilità attraverso il centro contro le discriminazioni. Siamo contenti di partecipare con loro, perché i ragazzi devono sapere che è un loro diritto poter denunciare gli atti discriminatori, perché le persone devono essere tutte incluse, siamo tutti delle risorse e tutti abbiamo dei punti di forza e dei punti di debolezza”.
L’importanza dei risultati di alcuni atleti paralimpici e la loro visibilità per abbattere le discriminazioni
“Questi grandi atleti che hanno raggiunto la popolarità grazie allo sport – ha aggiunto Tommaso Strinati – nonostante i loro ‘limiti’ e la loro disabilità sono riusciti a portare un messaggio alla società che è quello di non seguire la ‘cultura dello scarto’”.
Il limite è solo nella testa di chi non riesce a guardare e non conosce
“Il limite – ha concluso Strinati sempre a Teleambiente – è nella testa di chi è ignorante, anche per questo si parla di ‘cultura paralimpica’ perché dobbiamo dare qualcosa in più alle persone e questo messaggio penso sia molto importante: includere tutti ci dà la possibilità di avere molte più risorse per essere una società evoluta e competitiva a livello internazionale”.