Termovalorizzatore Santa Palomba, i Comuni dei Castelli romani si oppongono alla costruzione

I Comuni dei Castelli romani ribadiscono ancora una volta il loro no al termovalorizzatore che il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, intende costruire a Santa Palomba. Una decisione – lamentano i primi cittadini – presa senza aprire nessun tavolo di confronto con i sindaci delle aree interessate e su cui sta indagando anche la Procura.

“Noi siamo fermi e convinti perché abbiamo trovato un’unità in tutti i sindaci dei Castelli e del litorale contro questo termovalorizzatore perché è un impianto che va a contro la politica ambientale che da anni noi sosteniamo anche sui nostri territori. Noi a Pomezia – ha dichiarato Veronica Felici, Sindaco di Pomezia – abbiamo la differenziata che va quasi al 70% con dei cittadini virtuosi che differenziano bene, molta difficoltà quindi a gestire con una raccolta differenziata con un Comune che investe milioni di euro nella differenziata e nella raccolta dei rifiuti e poi ci troviamo nella nostra città, Roma, che pensa bene di bruciare h24 per 35 anni con ciminiere di 40 metri sul nostro territorio che, tra l’altro, è stato anche vincolato perché è la campagna romana”.

“L’atteggiamento di Gualtieri come Commissario dei rifiuti, come il Sindaco della città metropolitana, come Sindaco di Roma e come Commissario del Giubileo non è stato rispettoso nei confronti delle comunità dei castelli romani. Noi – ha dichiarato l’Onorevole Andrea Volpinon abbiamo contestato solamente la localizzazione o la tecnologia dello stesso termovalorizzatore che per noi è superata ma anche il suo dimensionamento. Insomma un pastrocchio avvenuto in mille salse. Finché avremo forza e tempo lo ostacoleremo, cercando di migliorarlo o di migliorare le situazioni che riguarderanno anche i ristori per i comuni a cui afferisce”.

Tema centrale è anche la capacità dell’impianto che dovrà digerire 600 mila tonnellate di rifiuti ogni anno. A Roma ogni anno si raccolgono 1 milione e 650 mila tonnellate di rifiuti. Numeri non da poco conto se si considera che il 55% dei rifiuti raccolti sono indifferenziati.

Come ha spiegato ai nostri microfoni il dottor Prisco Piscitelli, vicepresidente di Sima, “la combustione di rifiuti, a seconda della tipologia, nei casi più critici può causare l’emissione di diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici: tutte sostanze classificate come cancerogeni certi per l’uomo. Occorre conoscere bene cosa entra in un processo di combustione e in quali condizioni avviene la combustione”. 

“Al di là dell’aspetto della localizzazione, c’è il fatto che dovrebbe essere una frazione residuale mentre invece Roma, di fatto, non fa la raccolta differenziata e quindi ciò che andrebbe a smaltire è un quantitativo assolutamente eccessivo. Quando invece dovrebbe essere soltanto il residuo secco finale. Dopodiché c’è anche un problema di tecnologia – ha dichiarato l’On. Nicola Procaccini, membro della Commissione per l’Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo – la tecnologia che viene proposta dal Sindaco Gualtieri è una tecnologia che non si usa più in Europa da almeno 10 anni e quindi quando noi la vedremo in funzione sarà vecchia di vent’anni probabilmente. Oggi ci sono mille altre tecnologie più performanti da tutti i punti di vista. Io credo che anche da quel punto di vista si debba rivedere il progetto, perché è un progetto secondo me sbagliato da quasi tutti i punti di vista”.