L’annuncio del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, apre una grande speranza per Comuni, cittadini e associazioni contrari al progetto. Ecco cosa sta accadendo.
Il progetto del futuro termovalorizzatore di Roma, che dovrebbe sorgere in località Santa Palomba e con cui il Campidoglio punta a chiudere il ciclo dei rifiuti, potrebbe presto bloccarsi. Il condizionale è d’obbligo, ma è questa la speranza di cittadini, associazioni e Comuni del territorio contrari al progetto tanto caro a Roberto Gualtieri, sindaco di Roma e commissario straordinario di governo per i rifiuti.
Il termovalorizzatore rappresenta la scelta con cui Roma Capitale punta a superare la dinamica delle discariche per poter chiudere il ciclo dei rifiuti, ma per chi si sta battendo da tempo contro la realizzazione dell’impianto una speranza arriva dai tecnici della Regione Lazio. Il presidente della Giunta regionale, Francesco Rocca, ha infatti ammesso che i tecnici sono al lavoro per valutare la richiesta di istituire un’area ad alto rischio ambientale in zona Santa Palomba, come richiesto ufficialmente da uno dei sindaci del territorio, il primo cittadino di Albano Laziale, Massimiliano Borelli.
L’area in questione comprende sia il terreno della discarica di Roncigliano, sia quello, poco distante, su cui dovrebbe sorgere il termovalorizzatore. La richiesta del Comune di Albano Laziale, che punta all’istituzione di un’area ad alto rischio ambientale su un vasto quadrante, è possibile grazie alla legge regionale 13/2019, nota anche come legge Cacciatore. Ed è proprio per questo che la Regione Lazio ha avviato degli accertamenti, come annunciato dallo stesso Francesco Rocca: “L’assessore regionale all’Ambiente, Elena Palazzo, sta seguendo personalmente la questione, ma si tratta di un tema tecnico in mano agli uffici. La direttrice D’Ercole se ne sta occupando direttamente, senza interferenze politiche. Ho già informato il sindaco Gualtieri e la questione sarà affrontata nei tempi previsti, senza dormirci sopra né farsi prendere dalla fretta. I tecnici devono lavorare serenamente per valutare se quell’area è idonea o meno, perché ne va del ciclo dei rifiuti di Roma e del Lazio, ma anche della salute dei cittadini. Oggi affrontiamo il fallimento totale della Giunta Zingaretti e di chi per lui si occupava della politica dei rifiuti“.
La richiesta alla Regione Lazio di valutare l’istituzione di un’area ad alto rischio ambientale, da parte del Comune di Albano Laziale, era giunta all’inizio del 2024. Lo ha confermato lo stesso sindaco, Massimiliano Borelli. “Per la terza volta ho chiesto al presidente della Regione di valutare la richiesta inviatagli più di un anno fa, su delega del Consiglio comunale. Lo scopo è valutare anche l’inquinamento delle falde acquifere e dei terreni circostanti la discarica” – ha spiegato il primo cittadino di Albano, del Pd – “Ho sollecitato il presidente Rocca già due volte nel 2024 per informarci sulle determinazioni che la Regione vorrà adottare, vorrei che anche il presidente della Regione dimostrasse la nostra stessa preoccupazione per la tutela di questi territori da troppi anni al centro di scelte penalizzanti. Mi auguro che anche i consiglieri regionali e i parlamentari di maggioranza che operano sul territorio dei Castelli Romani sensibilizzino il governatore ad adottare questo provvedimento di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini“.
I tempi per la valutazione del rischio di crisi ambientale nella zona che dovrebbe veder sorgere il termovalorizzatore sono incerti, anche se Rocca ha assicurato che saranno idonei. Intanto, però, per cittadini e associazioni contrari al progetto si tratta di una speranza molto importante. “L’inceneritore tanto caro a Gualtieri è davvero in bilico, dopo una richiesta pendente da oltre un anno e accompagnata da tre solleciti da parte del sindaco di Albano. La Commissione parlamentare Ecomafie, nella sua relazione annuale, ha chiarito che la gestione dei rifiuti spetta al sindaco di Roma in qualità di commissario di governo per il Giubileo, ma anche che la tematiche della salute collettiva e della prevenzione restano una prerogativa della Regione” – spiega in una nota l’Unione dei comitati contro l’inceneritore – “La lotta all’inceneritore segna oggi un importante punto a proprio favore perché la forza espressa dalle oltre 13mila firme, che con la petizione popolare hanno chiesto di procedere con la dichiarazione di area a elevato rischio di crisi ambientale, costituisce un procedimento aperto e oggi è sotto i riflettori. Come Rocca ha chiarito, in Regione conoscono le date effettive mentre il cronoprogramma di Gualtieri è ormai palesemente saltato“.
In attesa dell’esito della valutazione dei tecnici regionali, l’Unione dei comitati contro l’inceneritore ha annunciato l’adesione ad un corteo previsto sabato 1 marzo, per chiedere che i territori siano coinvolti in un procedimento rigoroso e trasparente. “Tutto ciò che è stato macroscopicamente calpestato del ‘modello Giubileo’, anche se finalmente i riflettori sull’inceneritore, sia pure indirettamente, sono puntati anche in Regione. L’accoglimento della nostra richiesta di trasparenza totale è un atto dovuto perché la questione riguarda la salute della popolazione”, spiegano i comitati.