L’incontro tra esponenti politici e istituzionali, gli esperti e le associazioni dei cittadini ha visto come protagonista l’europarlamentare Dario Tamburrano: “La distruzione delle materie prime seconde, nella situazione geopolitica attuale, è criminale”.
La lotta contro il futuro termovalorizzatore di Roma, e a favore dell’economia circolare, prosegue e assume nuove forme. Come quella del job shadowing, momento di incontro e di confronto tra le associazioni ambientaliste e dei territori e gli esponenti politici e istituzionali. Nell’ambito del progetto europeo VERA 2025 (Volunteering Equality Rights Action 2025), che punta a rendere il volontariato più inclusivo e rappresentativo della società, a Roma le associazioni e comitati di cittadini hanno incontrato l’europarlamentare Dario Tamburrano (Movimento 5 Stelle), per fare il punto su quanto fatto finora nella lotta contro l’incenerimento di rifiuti e su cosa occorre fare in futuro per promuovere l’economia circolare e gettare le basi per una gestione più sostenibile dei materiali.
“L’attività di job shadowing è un lavoro collettivo in cui, proprio oggi, si riuniscono rappresentanti eletti nelle istituzioni, comitati ed esperti, per lavorare insieme su dei processi di opposizione legislativa allo scellerato progetto dell’inceneritore, ma non solo, e per pianificare un ciclo virtuoso dei rifiuti. Noi siamo in una situazione geopolitica dove la distruzione delle materie prime seconde è criminale, in quanto ci sono tensioni nelle catene di approvvigionamento di materie prime dal resto del mondo” – ha spiegato a TeleAmbiente Dario Tamburrano – “Quindi, l’economia circolare, in questo momento storico, assume un’importanza superiore rispetto al passato, dal punto di vista economico e geopolitico, oltre che, chiaramente, dal punto di vista ambientale come è sempre stato. L’economia circolare dovrebbe quindi diventare il faro di un nuovo modello economico e invece sembrerebbe che, nonostante gli obiettivi sfidanti che l’Europa ha posto, in alcuni Stati membri si faccia finta di niente e addirittura si torni indietro verso un modello di gestione del ciclo dei rifiuti e del ciclo della materia che dovrebbe essere non solo superato, ma del tutto bandito in tutta l’Unione europea“.