Arriva un pacco ordinato su Temu ma quello che c’è dentro è “disgustoso”. Il video virale della TikToker Bella Moscardini.
Un nuovo caso che riaccende la discussione sulla qualità e affidabilità degli acquisti fatti sugli e-commerce low cost. Dopo il caso dello scorpione vivo trovato in un pacco del brand cinese Shein, questa volta è Temu, altro colosso del fast fashion, a far parlare di sè.
“Ho comprato una graziosa collana in resina da Temu. Sono rimasta sbalordita nello scoprire che il ciondolo era un dente di cane”. A vivere questa macabra esperienza è stata la tiktoker Bella Moscardini, che ha raccontato attraverso un video difufuso sul suo canale, diventato in poco tempo virale.
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Come riporta il New York Post, la content creator britannica ha accusato Temu di averle venduto una collana che aveva come pendente un canino, e di essersene accorta non solo dalla forma, ma anche dall’odore nauseabondo. “L’ho bruciato con un accendino e non si è sciolto – cosa che sarebbe successa se fosse stata plastica – E poi sprigiona un odore disgustoso”, aggiunge Bella Moscardini.
Sebbene la reale natura dell’oggetto non sia stata confermata, le accuse hanno sollevato un’ondata di commenti sotto il video da parte di utenti indignati per l’accaduto.
Come ha risposto Temu alle accuse? Un portavoce del marketplace online ha dichiarato al Post: “In Temu forniamo una garanzia di rimborso di 90 giorni per gli articoli che non sono come descritti, danneggiati o non arrivano“. E ha aggiunto: “I clienti possono contattare il nostro servizio clienti tramite l’app o il sito Web”. Nulla, quindi, è stato detto circa la veridicità dell’affermazione della cliente.
Non è la prima testimonianza di esperienze negative da parte degli utenti dopo un acquisto su Temu. Ma non parliamo di clienti semplicemente “insoddisfatti perchè il prodotto non rispecchia le caratteristiche indicate sul sito“. Qui parliamo di veri e propri ritrovamenti di ogni tipo o oggetti della dubbia provenienza e qualità.
Perchè non dobbiamo acquistare su Temu
In vista del Natale potrebbe essere allettante comprare sull’e-commerce cinese regali per amici e familiari. A quei prezzi sarebbe davvero un affare. Come per Shein, che ha pensato di aprire anche un negozio fisico sotto Natale proprio per incrementare le vendite, anche in questo caso vogliamo darvi dei buoni motivi, oltre alle esperienze disgustose di molti utenti nel mondo, per cui non acquistare prodotti (e non solo a Natale) su il colosso cinese Temu.
“I consumatori devono imparare a farsi delle domande. Quando una cosa costa troppo poco forse c’è un motivo. La caratteristica di Temu è che offre, inoltre, un sacco di cose di cui non si ha veramente bisogno, facendo leva sull’acquisto impulsivo. Il consumatore si giustifica parlando di crisi economica, necessità di spendere meno. Ma credo ci sia l’esigenza, intanto, di spendere in cose che siano davvero necessarie. Si tratta di modelli di business dove non c’è un negozio fisico, ma solo online, e questo spiega perchè il marketing è così aggressivo e si cerca di indagare e di raccogliere più informazioni possibili sul comportamento del consumatore”, ha spiegato a TeleAmbiente la giornalista e fondatrice di Solo Moda Sostenibile, Silvia Gambi.
“I capi ordinati su Temu arrivano in Italia direttamente dalla Cina via aerea, impiegando pochi giorni per essere spediti. Ogni pacchetto percorre, solo nel viaggio di andata, circa 10mila km, con un equivalente impatto in termini di CO2. Basso costo dei prodotti, alto costo ambientale”, afferma a TeleAmbiente Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia.
L’applicazione gratuita più scaricata degli ultimi tempi è finita al centro delle polemiche dopo un’analisi fatta dall’organizzazione di consumatori Altroconsumo: su 28 prodotti acquistati tra giocattoli, gadget, caschi e cosmetici, sono stati riscontrati una o più non conformità rispetto alle norme vigenti.
“Dei 15 prodotti acquistati in tutti abbiamo riscontrato una o più non conformità rispetto alle norme vigenti, sono fuori legge o non dovrebbero essere venduti sul mercato europeo. In diversi casi abbiamo constatato la mancanza della marcatura CE o la sua contraffazione: questo potrebbe già bastare per disporre il ritiro dei prodotti, la scorretta etichettatura è un altro segnale che indica una scarsa attenzione del produttore rispetto alle norme europee. – scrive Altroconsumo – È il caso di un orsetto di peluche e di alcuni articoli di cancelleria, come le gomme per cancellare (in entrambi i casi quindi articoli destinati ai bambini), tutti prodotti che presentano non solo problemi di marcatura e di etichettatura, ma anche non conformità gravi rispetto alle normative di sicurezza dei giocattoli (EN 71) come la presenza di piccoli pezzi che potrebbero portare al soffocamento”.