Vista aerea dal finestrino di un aereo, con nuvole sottostanti e un cielo al tramonto, illustrando il tema della crisi climatica e dei viaggi.

“Tassare chi viaggia in aereo per combattere la crisi climatica”, la proposta dell’ONG inglese

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L’idea di tassare chi viaggia spesso in aereo per contrastare le emissioni di gas serra prende forma. Un sistema a scaglioni colpirebbe i frequent flyer e potrebbe ridurre del 21% le emissioni di carbonio.

Presto potrebbe essere introdotta una tassa per chi prende l’aereo troppo spesso e il motivo è legato al cambiamento climatico.

Circa il 3% delle emissioni di gas serra prodotte dall’essere umano è legato al trasporto aereo. Per questo motivo si stanno cercando soluzioni per rendere il viaggio in aereo meno conveniente rispetto a mezzi di trasporto meno impattanti, come ad esempio il treno.

Da tempo si parla della possibilità di introdurre una tassa sui voli  che andrebbe a renderli meno attraenti. Ma non mancano le critiche per una misura che risulterebbe iniqua.

Per questo motivo un’organizzazione inglese, la New Economics Foundation, ha presentato una proposta: tassare sì chi prende l’aereo ma solo chi lo prende troppo spesso. I cosiddetti frequent flyers.

La tassa funzionerebbe secondo un sistema molto semplice: più voli, più spendi.

Per il primo volo di andata e ritorno in un anno la tassa sarebbe pari a zero. Poi diventerebbe di 100 euro per ogni viaggio di ritorno prenotato nei 12 mesi successivi. Sono, poi, previste maggiorazioni per chi viaggia in prima classe. E detrazioni per chi, ad esempio, non può evitare di prendere l’aereo.

Questa tassa, dicono dal think tank inglese, colpirebbe soprattutto i più ricchi perché sono coloro che viaggiano di più e porterebbe benefici evidenti.

Secondo i ricercatori del CE Delft nei Paesi Bassi, l’applicazione di una tassa di questo tipo ridurrebbe il numero di passeggeri del 26% e le emissioni di carbonio – che causano i cambiamenti climatici – del 21%.

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