“Il legame tra tartufo e territorio è fondamentale, la repressione delle frodi e la tecnologia consentono di tutelare e rendere riconoscibili le eccellenze italiane”, ha spiegato uno degli autori, il direttore generale del Crea Stefano Vaccari.
Un simbolo del made in Italy enogastronomico come il tartufo non è mai stato così globale, grazie al Dizionario internazionale presentato a Roma, nella sede del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea). Gli autori del dizionario multilingue sono Stefano Vaccari, direttore generale del Crea, e Giuseppe Cristini, direttore artistico della rivista ‘Accademia del tartufo nel mondo’.
Il volume, pubblicato in inglese, cinese, giapponese e arabo, oltre che ovviamente in italiano, è un vademecum fondamentale per conoscere un cibo di lusso apprezzatissimo sin dai tempi degli antichi greci e romani e la cui raccolta nel 2021 è stata riconosciuta patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco.
Il libro è la condivisione, da parte di due grandi appassionati, di ogni genere di conoscenza relativa al tartufo: dalla cerca e cavatura fino alla valorizzazione in cucina. Oltre ad essere internazionale, con oltre 300 termini specifici tradotti dall’italiano in quattro diverse lingue, il libro appare fortemente multidisciplinare. Gli argomenti trattati spaziano infatti dalle scienza naturali alla geografia, dalle tradizioni popolari alla mitologia, passando per l’alta cucina, il marketing, la storia e la sociologia.
Pur essendo amato in tutto il mondo, il tartufo resta un’eccellenza italiana che, come tale, va difesa e valorizzata. “Il legame tra tartufo e territorio è fondamentale. La cosa migliore è gustare ed apprezzare il tartufo sul territorio, quindi è un invito a venire fisicamente anche per apprezzare cultura e tradizioni di quel territorio” – ha spiegato Stefano Vaccari, direttore generale del Crea – “Ormai la tecnologia è avanzata e la repressione delle frodi ha fatto passi in avanti importanti per quanto riguarda il contrasto, credo che i prodotti italiani in questo momento siano molto sicuri e riconoscibili“.